Forfora come si forma e come curarla

Forfora: come si forma e come curarla

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Studio medico Anguissola, via Sofonisba Anguissola 25/1, Milano. A due passi dalla fermata Bande nere della linea rossa. 

La forfora è un disturbo estremamente comune e molto fastidioso. Vediamo di cosa si tratta e come trattarlo in maniera efficace.

Nelle persone che presentano la forfora il cuoio capelluto è ricoperto da abbondanti squame biancastre. Piccole scagliette di 2-3 mm di diametro, da grigie a bianche. Localizzate dapprima in chiazze e poi diffuse a tutto il cuoio capelluto. Le squame possono essere aderenti o staccarsi cadendo tra i capelli, sul collo e sulle spalle. Queste altro non sono che residui di cellule morte, il cui ricambio avviene più rapidamente del normale.

La pelle (anche quella del cuoio capelluto) è costituita da diversi strati. Lo strato più superficiale si chiama epidermide. Le cellule dell’epidermide, chiamate cheratinociti, si rinnovano completamente attraverso un processo di proliferazione e differenziazione.

Tale processo porta continuamente nuove cellule generate nello strato più profondo a migrare e trasformarsi attraversando gli strati sovrastanti fino ad essere eliminate per desquamazione.

Questo processo fisiologico è aumentato nelle persone che presentano la forfora. Viene prodotta una maggiore quantità di cellule dello strato corneo che vengono poi eliminate sotto forma di squame.

L’eccessivo sfaldamento è spesso accompagnato da prurito e da un fastidioso effetto neve, accentuato dalla pettinatura e dallo sfregamento della pelle. Simili operazioni, infatti, favoriscono il distacco delle squame, rendendo il problema particolarmente visibile.

La forfora è soprattutto una problematica estetico e sociale, più che di salute. Molte persone la manifestano cronicamente. Per quanto non contagiosa, la forfora può risultare molto imbarazzante.

Sesso ed età

La forfora è più frequente nel sesso maschile. Inizia a formarsi tra i 12 e i 14 anni raggiungendo la massima intensità tra i 15 e i 30 anni. Per poi “spegnersi”, gradualmente con l’andare del tempo. E’ infatti rara la sua persistenza oltre i 50 anni. Conosce uno sviluppo stagionale il cui massimo si raggiunge durante i mesi più freddi.

Esiste una forfora magra e una grassa

La forfora grassa è legata alla seborrea. Una condizione caratterizzata dalla produzione di maggior sebo da parte delle ghiandole sebacee della cute. In questo caso le squame possono essere più grandi, giallastre ed oleose. Cadono da un cuoio capelluto altrettanto grasso. Si mettono bene in evidenza con il grattamento. E’ caratterizzata da una lieve infiammazione e dà prurito.

Nella forfora semplice (secca) non si osservano fenomeni di infiammazione cutanea.

Cause della forfora

Sulla genesi di questo disturbo sono state avanzate le più svariate ipotesi. Come: cattiva alimentazione, scarsa igiene, lavaggi troppo frequenti, o troppo diradati, con prodotti non idonei alle proprie caratteristiche. Nessuno di questi elementi ne rappresenta la causa.

Una cattiva igiene non causa la forfora ma può aumentare i sintomi (scaglie, prurito ed eventuale odore).

Si è poi pensato che il responsabile principale della forfora fosse Malassezia furfur (detto anche Pityrosporum).

Malassezia furfur

E’ un fungo che vive sul cuoio capelluto. Fa parte dell’insieme di batteri, funghi e virus che colonizzano la pelle. Il microbiota cutaneo.

Questo microrganismo si nutre di sebo e lo idrolizza producendo acidi grassi contenuti nel sebo. Esistono diverse specie di Malassezia. Alcune associate alle forfora secca, altre più presenti in caso di forfora grassa e iperproduzione di sebo.

Si pensava che, in determinate condizioni, la Malassezia furfur potesse prendere il sopravvento nel microbiota cutaneo. In questo caso le colonie si fanno troppo numerose, nutrendosi del sebo che scompongono in acidi grassi irritanti, accelerando il ricambio cellulare epidermico. Portando alla formazione della forfora.

In realtà ora sappiamo che questo fungo non è la causa della forfora.

Infatti non in tutti i casi alla diminuzione della Malassezia furfur faceva seguito la diminuzione della forfora. La malassezia è associata ad un eccesso di produzione di sebo, cioè di grassi da parte della cute. Ma non sempre avere capelli grassi equivale ad avere forfora.

Uno squilibrio delle diverse specie di Malassezia potrebbe essere uno dei fattori che contribuiscono allo sviluppo della forfora. Oppure essere un fenomeno associato all’aumento delle squame.

Fattori che facilitano l’insorgenza della forfora

Sono diversi i fattori che potrebbero contribuire allo sviluppo della forfora:


  • Pelle secca: è associata alla forfora “secca”, caratterizzata da squame disidratate, fini e grigiastre, accompagnate da prurito, ma senza segni particolari di irritazione cutanea
  • Pelle grassa: è associata alla forfora “grassa”. Caratterizzata da squame spesse, giallastre ed oleose, che cadono da un cuoio capelluto altrettanto grasso. E’ legata ad una alterazione di sebo. La pelle produce più sebo e un sebo più grasso
  • Eccesso di sebo: costituisce un fattore predisponente molto importante. Può essere causato da un’alterazione ormonale, anche passeggera, con una prevalenza di ormoni maschili. Oppure da un’eccessiva sensibilità locale agli androgeni
  • Debolezza del sistema immunitario: è evidente quando si presentano diverse infezioni ravvicinate (ad esempio le acuzie dell’herpes labiale). Se il sistema immunitario è compromesso a causa di malattie gravi (ad esempio virus HIV o EBV) o terapie intense (ad esempio chemioterapia), la forfora è di certo un problema di marginale importanza 
  • Eccessivo stress: nei momenti di tensione, il nostro organismo produrrebbe i glucocorticoidi, ormoni in grado di alterare la composizione del cuoio capelluto e di favorire la proliferazione del fungo Malassezia. Stando a questa spiegazione, lo stress e la forfora sarebbero quindi due fenomeni strettamente correlati

Alterazione dei batteri del microbiota cutaneo

Le ultime ricerche ci segnalano come la forfora possa essere legata ad un’alterazione nell’equilibrio dei batteri del microbiota cutaneo.

Il microbiota è l’insieme di batteri, funghi e virus presenti sulle superfici del nostro corpo esposte all’ambiente. Colonizza infatti la cute, l’intestino, le vie respiratorie e l’apparato urogenitale.

I due principali batteri presenti sulla cute del cuoio capelluto sono il Propionibacterium e lo  Staphylococcus. Il primo ha un’azione antinfiammatoria e protegge dalla forfora, mentre il secondo ne favorisce la formazione.

Questi due batteri si mantengono in equilibrio fra di loro.

Il Propionibacterium secerne sostanze chiamate batteriocine, che tengono sotto controllo lo sviluppo dello Staphylococcus. Questo a sua volta attraverso la fermentazione del glicerolo inibisce una eccessiva crescita del Propionibacterium.

Sulla cute del cuoio capelluto di soggetti con forfora si è trovata una riduzione del Propionibacterium. In concomitanza con un aumento dello Staphylococcus, in quantità tanto maggiore quanto più grave e la forma di forfora.

Possiamo dire alla luce delle conoscenze attuali che una alterato equilibrio dei batteri, funghi e virus che popolano la cute del cuoio capelluto può provocare diverse varianti di forfora.

Se prevalgono batteri e funghi proinfiammatori avremo la forfora, magari con anche varianti irritative importanti. Sicuramente alla base di questi squilibri vi sono stress, secchezza cutanea, alterata secrezione di sebo e influenze ormonali.

Cura e trattamento

La forfora è una condizione cronica che può essere quasi sempre controllata.

Nella lista della spesa dei trattamenti antiforfora non deve mai mancare una buona dose di pazienza e perseveranza.

Bisogna ricordare che in prima battuta per le forme lievi è sufficiente lavare quotidianamente il capello per ridurre o contenere la forfora.

Quando la detersione non basta può essere opportuno provare uno shampoo antiforfora medicato con risultati soddisfacenti nella maggior parte dei casi. Il consiglio è di rivolgersi al vostro medico di fiducia.

Gli shampoo non sono tutti uguali e bisogna spesso testarne alcuni per trovare quelli che funzionano meglio al proprio caso.

Quelli antiforfora vengono classificati in base ai principi funzionali in loro contenuti:


  • Zinco Piritione: questo principio funzionale presenta attività antibatteriche e  antifungine e ha mostrato di ridurre la proliferazione del fungo e dei batteri che potrebbero causare la forfora.
  • Catrame: questi detergenti sono dei sottoprodotti di lavorazione del carbone e aiutano a controllare forfora riducendo il turnover cellulare della cute.
  • Disolfuro di Selenio: aiuta a prevenire il rinnovamento cutaneo e riduce le colonie fungine e batteriche, risultando molto utili nel trattamento cronico.
  • Acido salicilico. Gli shampoo che contengono l’acido salicilico fanno una specie di scrub del cuoio capelluto per eliminare le squame, ma possono farlo seccare troppo, causando una desquamazione ancor maggiore. Usare il balsamo dopo il lavaggio può essere utile per diminuire la secchezza dei capelli.

Dal momento che questi prodotti possono decolorare i capelli più chiari o colorati, è importante rispettare le indicazioni poste in etichetta e sciacquare abbondantemente dopo il loro utilizzo.

Ketoconazolo

Il Ketoconazolo è un farmaco antifungino ad ampio spettro, utilizzabile quando gli altri trattamenti non hanno prodotto risultati. In aggiunta all’attività antifungina, presenta un’importante attività di modulazione ormonale sugli stimoli androgeni. Questa duplice ipotesi di funzionamento lo rende particolarmente adatto a trattare casi forfora grassa.

È disponibile in farmacia sotto forma di shampoo, che non richiedono ricetta medica. A differenza dei principi attivi precedenti sono assimilabili a tutti gli effetti a farmaci.

Come usare gli shampoo

E’ bene ricordare che ogni shampoo deve essere usato frequentemente, 3 o più volte alla settimana per periodi che vanno dalle 6 alle 8 settimane. Se si nota una riduzione nell’efficacia trattante è bene considerare di alternarlo ad un prodotto diverso. In ogni caso rimane fondamentale il tempo di contatto che deve oscillare tra i 3 e i 5 minuti.

Tenere in posa la schiuma permette agli componenti attivi degli shampoo di svolgere il proprio effetto. Azione esfoliante, azione antimicrobica antibatterica, azione normalizzante, azione antiprurito. Qualora non si osservassero risultati definitivi dopo 6-8 settimane di trattamenti, è raccomandabile ricontattare il medico di famiglia o un dermatologo.

Prevenzione

La forfora non può essere prevenuta, ma si può ridurre il rischio, imparando a:


  • Lavare i capelli frequentemente con uno shampoo che non irrita il cuoio capelluto. In caso di forfora la detersione del capello deve essere frequente, in particolare se si tende ad avere capelli grassi (seborrea). Rimuovere l’eccesso di sebo sul capello può aiutare a prevenire.
  • Ridurre l’applicazione sui capelli di cosmetici quali gel, lacche o mousse, che possono risultare irritanti per il cuoio capelluto, renderlo più untuoso ed aumentare il prurito associato alla forfora; questo discorso è in genere tanto più veritiero quanto più economico è il prodotto utilizzato
  • Controllare lo stress, perché questo rende l’organismo suscettibile ad un gran numero di condizioni patologiche e parafisiologiche. Tra queste, la forfora può essere innescata o esacerbata. Tra i rimedi più semplici da non sottovalutare resta quello di concedersi un sonno di almeno 8 ore a notte
  • Praticare attività all’aria aperta. Avere un’esposizione solare moderata aiuta a ridurre il rischio di forfora. Non si deve esagerare per evitare il rischio di eritemi e altre patologie della cute.
  • In caso di psoriasi, dermatite seborroica o dermatite atopica curare in maniera adeguata queste malattie della cute.

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