La terapia che usa il teatro per il nostro benessere

La terapia che usa il teatro per il nostro benessere

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Studio medico Anguissola, via Sofonisba Anguissola 25/1, Milano. A due passi dalla fermata Bande nere della linea rossa. 

Il teatro è cultura, arte, spettacolo, divertimento e dagli anni ‘60 anche una forma di terapia chiamata appunto teatroterapia.

Che il teatro fosse in grado di produrre effetti terapeutici è cosa conosciuta da secoli. Aristotele parlava di catarsi per descrivere l’effetto del teatro sugli spettatori.

Il termine catarsi deriva dal greco kátharsis, cioè purificare. Il teatro ha la capacità di liberare, purificare l’individuo dalle contaminazioni ed incrostazioni che lo fanno soffrire.

Assistendo ad una rappresentazione che suscita pietà o terrore, ci spiega Aristotele, lo spettatore vive queste emozioni. Questo porta sollievo, liberazione da emozioni simili che sono dentro lo spettatore. Alla fase del coinvolgimento segue una presa di distanza dalle stesse emozioni. Che ci permette di razionalizzarle, pensarle, riconoscerle ed essere consapevoli che sono dentro di noi.

Aristotele nella poetica dice che gli spettatori, identificandosi negli attori che recitano vicende terribili, si purificano da quei sentimenti, che anche loro provano. Al termine dello spettacolo possono ritornare alle loro occupazioni di tranquilli cittadini allegeriti a più consapevole delle proprie emozioni.

Il vero precursore  dell’utilizzo del teatro come terapia è stato Jacob Levi Moreno. Uno psicoterapeuta che nel 1908 ha inaugurato il primo laboratorio teatrale di intervento nelle situazioni di disagio e marginalità sociale.

Il laboratorio nasce nella periferia di Vienna e coinvolge un gruppo di ragazzi “difficili”. Jacob scopre che il lavoro teatrale di gruppo, basato soprattutto sull’improvvisazione ha una funzione non solo di allontanamento dei ragazzi dai pericoli della strada. Ma ha anche una funzione terapeutica sulle loro personalità. I ragazzi stanno meglio e soprattutto si rafforzano psicologicamente.

Il vero incontro tra teatro e psicologia avviene intorno agli anni ’60.

Dalla sua nascita ad oggi la teatroterapia è diventata una vera e propria disciplina che utilizza precisi protocolli artistici-terapeutici. Protocolli specifici per affrontare diverse forme di disagio psichico, malattie psichiatriche e per la riabilitazione di molte malattie. Il teatro è anche strumento di prevenzione del disagio. Una forma di terapia adatta a tutte le età.

Le funzioni terapeutiche della terapia attraverso il teatro

La Teatroterapia è una tecnica che permette di conoscersi a fondo. Consente di promuovere la propria salute fisica e psichica. Quella psichica sotto l’aspetto del ragionamento (funzioni cognitive), delle emozioni e delle relazioni con l’altro. Di migliorare la propria qualità della vita in un lavoro di gruppo coinvolgente e divertente.

Il teatro diventa possibilità di attingere alle proprie risorse interiori per accrescere il proprio equilibrio. Diventa anche un’esperienza di trasformazione, di guarigione e di cura.

Si utilizza il linguaggio, la voce, la risata, il corpo, il movimento, la relazione, il gioco delle parti, il mettersi in scena.

Il tutto in un gruppo guidati da un conduttore esperto nelle tecniche di teatroterapia. Che ci insegna ad utilizzare strumenti che derivano dall’arte dell’attore e del recitare.

Un’esperienza che coinvolge l’attore-paziente nella sua totalità perchè utilizza corpo, mente, emozioni, comportamenti.

Con la teatroterapia vengono vissuti comportamenti, azioni ed emozioni che non sono quelli della vita di tutti i giorni.

Comportamenti che non pensavamo di poter fare. Che generano emozioni di cui non siamo a conoscenza o di cui abbiamo paura. Incrostazioni che vivono nella parte “malata” della nostra personalità. Che ci sono e che non conosciamo, che dal profondo provocano sofferenza.

Possono spingerci a situazioni di disagio o a veri e propri sintomi di sofferenza psicologica.

L’attore-paziente mette in atto comportamenti e vive emozioni profonde grazie al fatto di impersonare un ruolo, un personaggio. Questo lo rende più sicuro e rende queste emozioni meno pericolose. Si sente protetto dal personaggio che interpretiamo.

Vivere queste emozioni in gruppo ha un’azione liberatoria nei confronti di tensioni, blocchi. Nei confronti del disagio profondo. Siamo messi in contatto con le parti più profonde e malate della nostra personalità. Le viviamo e ce ne liberiamo. Come diceva Aristotele andiamo incontro ad un’azione purificatoria.

Differenza tra personaggio e attore

Il passo successivo è la consapevolezza della differenza tra noi e il nostro personaggio. Dopo aver recitato un ruolo, ce ne distacchiamo. In questa fase possiamo rivedere quei comportamenti e le loro emozioni in maniera distaccata. Possiamo razionalizzare e riflettere su quello che abbiamo vissuto e provato.

Riconoscere comportamenti ed emozioni prima sconosciuti. Accoglierli nella nostra consapevolezza, nella parte sana della nostra personalità. Rafforzando la nostra parte sana perché consapevole di comportamenti ed emozioni che non pensavamo di avere.

Questo ci rende più consci delle nostre capacità. Ci aiuta a focalizzare meglio i disagi, i blocchi, le tensioni. Queste entrano nel nostro mondo.

Grazie a questi meccanismi siamo in grado di elaborare nuove risposte efficaci anche per vita quotidiana.
Abbiamo vissuto nuove e temute emozioni e ce ne siamo liberati, le vediamo da lontano e le capiamo, le comprendiamo. Il risultato è una migliore conoscenza di se stessi, delle nostre capacità.

Inoltre interpretando personaggi diversi possiamo anche provare comportamenti ed emozioni che critichiamo. Che consideriamo nella vita di tutti i giorni lontani dal nostro modo di essere.

Li viviamo e li capiamo. Abbiamo l’occasione di metterci nei panni dell’altro, di scoprire tutte le sfaccettature di un modo di vivere diverso dal proprio. Vivendo emozioni e comportamenti che sono stati sempre osservati dal punto di vista opposto. Impariamo a capire meglio i comportamenti e le emozioni degli altri. Questo migliora la nostra empatia.

La parte sana

Al centro della terapia attraverso il teatro vi è la parte sana della nostra personalità. Che viene rafforzata e ampliata. Entra in contatto con le nostre sofferenze, con la parte “malata”.

Recupera queste sofferenza alla consapevolezza, alla parte sana.

Attraverso una sorta di purificazione ottenuta dal vivere emozioni che ci fanno soffrire e il loro riconoscimento raggiungiamo un maggiore equilibrio. Rafforziamo la nostra parte sana e ci liberiamo delle incrostazioni negative della nostra personalità.

Tutte le componenti della nostra intelligenza emotiva vengono rafforzate.

Si accresce la padronanza e la consapevolezza di se stessi, la motivazione e la spinta al cambiamento o spinta innovativa. Aumenta la nostra capacità empatica.

Inoltre migliorano le nostre capacità di memorizzazione.

Il teatro è anche movimento continuo. Il corpo è uno strumento fondamentale nella recitazione. Ci allontaniamo così dalla sedentarietà

Una condizione importante perché emozioni e comportamenti possano essere liberi è la creazione di un clima positivo nel gruppo di persone che sono sul palco.

Il gruppo deve favorire la libertà di espressione e rinunciare a giudicare.

La partecipazione ad un gruppo di teatroterapia può essere efficacemente sperimentata anche da parte di chi non ha mai fatto teatro. Dal momento che la cosa importante non è la tecnica ma la possibilità di comunicare e di esprimersi creativamente attraverso i linguaggi teatrali.

Le tre fasi della teatroterapia

Nella teatroterapia si possono tradizionalmente isolare tre momenti fondamentali

Fase primaria, chiamata pre-espressiva.

Questa è la prima fase della terapia del teatro che ha come scopo quello di sciogliere le paure e le resistenze. In questa fase si sperimentano esercizi di movimento, di contatto, di vocalizzazione o di narrazione in forma libera.

E’ la fase in cui si impara ad ascoltare le proprie emozioni, la consapevolezza dei propri pensieri e dei propri movimenti nello spazio.

Si apprende l’educazione e la percezione del movimento corporeo e vocale. In altri termini si  impara a camminare, saltare, cantare, ballare, agire nello spazio con una profonda consapevolezza del proprio corpo nel momento presente.

Seconda fase, chiamata espressiva

E’ una fase di improvvisazione, spontaneità. In cui si riconoscono e si scelgono le caratteristiche di sé a cui dare attenzione, linguaggio e voce.

In questa fase si sperimentano uno o più ruoli attraverso vari esercizi. Si prova ad interpretare ruoli, oggetti, animali. Si mettono in scena di temi suggeriti dal conduttore o dai partecipanti.

In alcuni casi in questa fase vengono selezionati copioni tratti da opere esistenti (trame, poesie, ecc.). Oppure si sperimentano alcuni ruoli modificandoli e si creano dialoghi e movimenti personalizzati dagli attori-pazienti. Alla fine si costruisce il nostro personaggio.

Terza fase, chiamata post-espressiva

Questa fase ha come obiettivo quello di mettere insieme quanto imparato in precedenza dandogli un senso per tutto il gruppo.

Si costruisce una recitazione di gruppo che abbia un senso. E’ la fase in cui si può guardare al proprio personaggio con distacco, cambiando ciò che si desidera cambiare in vista della rappresentazione corale nel gruppo.

Quali disagi e malattia può curare il teatro

I campi in cui utilizzare la teatroterapia sono sempre di più.

Può essere molto utile in caso di disagi come problemi di timidezza, difficoltà relazionali, disagio nell’esprimere il proprio parere, nell’affrontare esami o parlare in pubblico.
oppure in tutte le condizioni di particolare stress che vogliamo ridurre od eliminare.

La terapia del teatro viene utilizzata anche per disturbi psicologici e psichiatrici. Soprattutto per persone borderline. Per ha attacchi di ansia o di rabbia non controllati.

Come già accennato la teatroterapia in ambito terapeutico agisce cercando di offrire delle possibilità di integrazione tra parti sane e parti malate. Sostiene e rinforza il nucleo sano dell’Io in situazioni di nevrosi, di disturbi borderline o anche in forme di autismo.

Ovviamente in questi casi la teatroterapia diventa molto specifica, deve essere messa in atto da terapeuti specializzati in questa disciplina.

Il teatroterapeuta cura il paziente inserendolo lentamente nel gruppo di terapia, portandolo con gradualità a riprendere contatto con il corpo, la voce, il movimento, la ritualità e infine l’espressione artistica.

Questa terapia Risulta adatta anche nella cura della depressione. Nei casi di depressione il teatro riesce ad aprire spiragli di comunicazione, buon inizio per un cambiamento.

La riabilitazione

Un grosso campo di applicazione della teatroterapia riguarda la riabilitazione. In questo caso lavora per la ricostruzione del proprio ruolo e della propria identità. Per l’integrazione di nuove esperienze di vita o parti di sé non accettate. Anche dopo che la persona ha effettuato un concomitante percorso terapeutico di altro tipo.

Le principali esperienze in questo campo sono con detenuti ed ex carcerati, tossicodipendenti, persone accolte nelle comunità. Persone che hanno vissuto in modo prolungato problemi di carattere medico, quali tumori, o anche di tipo psicologico, come ansia, traumi e depressione. Sono state fatte anche ottime esperienze con i disabili.

In questa area si collocano anche le esperienze teatrali rivolte ad anziani o a persone sole. L’esperienza del teatro aiutare a ritrovare nuovi stimoli, la voglia di vivere e di agire. Aiuta il processo di socializzazione.

La teatroterapia nell’anziano infatti è un ottimo strumento di supporto per mantenere attiva la memoria verbale e motoria. Anche per sostenere l’umore e la fiducia in se attraverso occasioni che consentono di percepirsi ancora capaci di integrarsi all’interno di un’attività condivisa in gruppo.

Funzione educativa

La teatroterapia ha anche una funzione educativa per la sua predisposizione a sostenere lo sviluppo della creatività, di abilità di memorizzazione. Di possibilità di scaricare lo stress.

Il teatro con tale finalità è spesso adottato anche in attività rivolte a contesti aziendali e scolastici. E’ adatto a migliorare la qualità e i rapporti in ogni forma di comunità o gruppi di persone.

Tecniche di teatroterapia sono state inserite nei programmi delle facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione.

E’ una scuola di vita che libera da blocchi e resistenze interne ed aiuta a prendere sicurezza delle proprie potenzialità e capacità.

Cosa abbiamo imparato

La teatroterapia è una disciplina che permette di giungere ad un pieno benessere. Rafforzare la propria personalità e permetterci di esplorare tutte le nostre capacità e potenzialità. Ci mette in contatto con le parti più profonde e sconosciute della nostra personalità.

E’ adatta a tutte le età.

Nel corso del tempo è diventata una disciplina con protocolli diversi e specifici per curare ansia, stress, disagi quotidiani. Adatta soprattutto alle personalità con disturbi lievi e moderati. Viene utilizzata anche per la cura di depressione, nevrosi, autismo. Ovviamente in associazione con altro approcci terapeutici.

E’ molto utile per la riabilitazione di quelle persone che hanno la necessità di ricostruire un proprio ruolo e una propria identità. utile per tossicodipendenti, persone che hanno avuto una malattia grave e anziani.

Viene utilizzate anche in ambito scolastico o aziendale.

Il teatro è questo: l’arte di vedere noi stessi!

Augusto Boal

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