La depressione è una malattia sempre più diffusa. Ne soffrono 300 milioni di persone in tutto il mondo, 40 milioni nella sola Europa e 2,8 milioni in Italia (dati ISTAT del 2015). Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’anno 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità. Dopo quelle cardiovascolari, in tutto il mondo, Italia compresa.
Costituisce una delle più frequenti cause di consultazione medica. E’ al quarto posto nella classifica delle diagnosi dopo l’ipertensione, il diabete e le bronchiti. Il disturbo depressivo è fonte di sofferenza, oltre per chi ne soffre, anche per i familiari. Tenendo conto che, per ogni paziente, ne sono coinvolti almeno due-tre.
La depressione deve essere considerata una malattia grave. Se non diagnosticata in tempo può portare al suicidio. Non a caso purtroppo, proprio questo gesto estremo costituisce la seconda causa di morte nella fascia di età 15-29 anni. Altera in maniera marcata la qualità della vita del paziente e porta con se l’aggravarsi di altre malattie croniche.
Che cos’è la depressione
La depressione è un disturbo del tono dell’umore. Funzione psichica importante nei processi di adattamento. L’umore nelle persone non affette da depressione ha la caratteristica di essere flessibile. Vale a dire flette verso l’alto quando ci troviamo in situazioni positive e favorevoli. Mentre flette verso il basso nelle situazioni negative e spiacevoli. Nella depressione il tono dell’umore perde la sua flessibilità. Si fissa verso il basso e non è più influenzabile da situazioni esterne favorevoli.
I pregiudizi sulla depressione
Delle persone che soffrono di depressione solo una su quattro consulta lo specialista che la cura. Cioè lo psichiatra o il neuropsichiatra infantile, a causa della presenza di pregiudizi molto radicati. Primo tra tutti il fatto che la depressione è vissuta con un senso di vergogna e di colpa. Per cui vi è la tendenza a non parlarne e a tenerla nascosta il più possibile. Un altro riguarda la figura dello psichiatra. Può essere così esemplificato: “Questi medici curano i matti: se mi rivolgo ad uno di loro, sarò considerato un matto”.
Altro pregiudizio è che gli psicofarmaci siano dannosi e danno dipendenza. In realtà la terapia farmacologica può essere dannosa solo se assunta senza l’assistenza dello specialista. Questo preconcetto, come quello secondo cui gli antidepressivi danno dipendenza, sono figli dell’assimilazione, tra psicofarmaci e sostanze stupefacenti.
In realtà è scientificamente dimostrato che gli antidepressivi non danno dipendenza. Che la loro sospensione, graduale e controllata, non determina alcuna astinenza. In molti pensano poi che è sufficiente uno sforzo di volontà per superare il disturbo depressivo. Tale pregiudizio prescinde dal livello sociale, culturale ed intellettivo. E’ compito del medico sottolinearne la falsità e i danni conseguenti. Poiché va ad alimentare nei pazienti i già presenti sensi di colpa.
L’insieme di tali pregiudizi spiega i motivi per cui solo un paziente su quattro riceve una diagnosi corretta e una cura adeguata. Pregiudizi profondamente radicati nel tessuto connettivo della società.
I sintomi della depressione
La depressione è caratterizzata da una serie di sintomi, tra cui è costante l’abbassamento del tono umorale. Nelle fasi più lievi o iniziali vi è incapacità di provare sensazioni positive o una spiccata instabilità emotiva. Nelle fasi acute il disturbo dell’umore è invece evidente e si manifesta con vissuti di profonda tristezza. Dolore morale, senso d’inutilità, disperazione. Associati alla perdita dello slancio vitale e all’incapacità di provare gioia e piacere.
I pazienti avvertono un senso di noia continuo. Non riescono a provare interesse per le normali attività. Provano sentimenti di distacco e inadeguatezza nello svolgimento del lavoro abituale. Tutto appare irrisolvibile, insormontabile.
Quello che prima era semplice diventa difficile. Tutto è grigio, non è possibile partecipare alla vita sociale, nulla riesce a stimolare interesse. Il paziente lamenta di non provare più affetto per i propri familiari. Di sentirsi arido e vuoto, di non riuscire a piangere.
Nella depressione sono frequenti i disturbi dell’alimentazione. Che possono manifestarsi sotto forma di perdita o aumento dell’appetito. I pazienti perdono gradualmente ogni interesse per il cibo che sembra privo di sapore. Mangiano sempre di meno fino al punto di dover essere stimolati ad alimentarsi. Lamentano bocca amara e ripienezza addominale.
Alimentazione e sonno
La riduzione dell’assunzione di cibo può determinare un marcato dimagrimento. Nei casi più gravi, stati di malnutrizione tali da costituire delle vere e proprie emergenze mediche. In alcuni quadri depressivi può essere presente, al contrario, l’aumento dell’appetito e il conseguente incremento di peso. Favorito anche dalla riduzione dell’attività motoria.
I disturbi del sonno sono molto frequenti. L’insonnia è una delle principali manifestazioni della depressione.
Si caratterizza per i numerosi risvegli, soprattutto nelle prime ore del mattino. Il depresso riferisce di addormentarsi velocemente. Di svegliarsi dopo poco, di non riuscire più a addormentarsi. Di essere costretto ad alzarsi alcune ore prima rispetto all’orario abituale. In altri casi può essere presente un disturbo opposto al precedente, l’ipersonnia. Cioè l’aumento delle ore di sonno. Il paziente dorme anche 16-18 ore il giorno. Ciò ha un significato difensivo nei confronti della sofferenza depressiva.
Depressione nell’infanzia e nell’adolescenza
Per quanto riguarda l’infanzia e l’adolescenza, la sintomatologia è ancora più sfumata e difficilmente riconoscibile che in altre fasce d’età. Nel bambino, la tendenza più o meno accentuata all’isolamento o, al contrario, a scoppi di rabbia e all’irritabilità possono essere segnali di disturbi depressivi destinati a complicarsi nel corso degli anni. L’adolescenza poi è una fase di passaggio che si caratterizza proprio per i sentimenti altalenanti. Da una parte c’è la nostalgia verso il mondo dell’infanzia. Dall’altra la voglia di entrare a pieno titolo nel mondo degli adulti. Il non sapere dove collocarsi e i tanti e diversi sentimenti che si sperimentano possono far emergere, in ragazzi predisposti, forme di depressione sottovalutate da genitori, insegnanti e anche dagli amici.
I ragazzi possono sperimentare un forte disagio ed esprimerlo con la chiusura verso il mondo esterno e l’isolamento sociale. Disturbi del sonno e del comportamento alimentare, scarso rendimento scolastico. Tutti questi segnali non vanno sottovalutati e attribuiti a una fase passeggera. Vanno piuttosto analizzati cercando di capire se e quando sono riconducibili a una sintomatologia di tipo depressivo. In questo caso, bambini e ragazzi vanno monitorati attentamente ed eventualmente indirizzati a un percorso di cura.
Depressione e rischio di suicidio
La consapevolezza della propria aridità affettiva. Della propria inefficienza portano a sentimenti di autosvalutazione o di colpa. Talora accompagnati dall’incessante rimuginare sui propri presunti errori e colpe del passato. Il futuro appare privo di speranza e il passato vuoto, inutile e pieno di errori commessi. Talora il depresso ritiene se stesso responsabile dei propri disturbi e dell’incapacità di guarire. Si giudica quindi indegno per la propria condotta, la propria pigrizia e il proprio egoismo.
Nei 2/3 dei pazienti sono presenti pensieri ricorrenti di morte. Nelle fasi iniziali del disturbo il depresso ritiene che la vita non valga la pena di essere vissuta. Successivamente inizia a desiderare di addormentarsi e non svegliarsi più. Di morire accidentalmente, ad esempio in un incidente stradale.
Nei casi più gravi il suicidio è lucidamente programmato con piani minuziosi. Fino alla messa in atto del gesto. Il rischio di suicidio deve sempre essere preso in considerazione. Dalla sua valutazione dipende la possibilità di terapia farmacologica ambulatoriale o la necessità di optare per il ricovero.
L’importanza della diagnosi precoce
Affrontare i diversi disturbi depressivi è possibile a patto di riuscire a diagnosticarli velocemente. Cosa non sempre facile. Infatti la depressione molto spesso, si manifesta in maniera subdola e poco riconoscibile. Non sempre si possono ravvisare tratti caratteristici della condizione come apatia, anaffettività, chiusura in se stessi, tristezza. Più spesso il paziente comincia con il lamentare ricorrenti quanto inspiegabili mal di testa, insonnia o spossatezza. Tutti sintomi che non vanno mai trascurati.
Una sfida della ricerca in questo campo è proprio quella di identificare marcatori precoci, oggettivi e misurabili. Che possano informare sul rischio di sviluppare la depressione quando ancora i sintomi non sono evidenti. Questa opportunità potrebbe favorire lo sviluppo di interventi terapeutici precoci in gruppi selezionati. Il problema rimane che per la depressione, così come per la maggior parte delle patologie mentali, non esiste un correlato biologico accurato. In parole povere non esiste, quello che è la glicemia per il diabete.
Forme Cliniche
La depressione può manifestarsi in varie forme.
Le più frequenti sono:
- Episodi Singoli: questa categoria comprende i pazienti che hanno avuto un unico episodio depressivo che si manifesta, di solito, intorno ai 55-60 anni, circa dieci anni più tardi rispetto agli altri sottotipi. Spesso compare in relazione ad eventi esistenziali di notevole impatto emotivo o a malattie fisiche.
- Disturbo Depressivo Ricorrente, caratterizzato da diversi episodi di depressione che passano e ritornano, comprende anche le forme ad insorgenza stagionale
- Disturbo Depressivo Maggiore
Il disturbo depressivo maggiore
Chiamato anche depressione maggiore, è la manifestazione forse più complessa, le cui cause non sono ancora del tutto note.
Secondo il DSM- IV è possibile fare diagnosi di Disturbo Depressivo Maggiore quando sono presenti i seguenti sintomi:
- tono dell’umore depresso
- perdita di appetito con perdita superiore al 5% del peso corporeo nel giro di un mese o
aumento dell’appetito con conseguente aumento ponderale - disturbi del sonno quali insonnia o ipersonnia
- agitazione o rallentamento psicomotorio
- senso di spossatezza conseguente a mancanza d’energia psichica
- sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi e inappropriati
- netta riduzione della capacità di pensare, concentrarsi o prendere decisioni
- pensieri ricorrenti di morte
Quando sono presenti almeno cinque dei suddetti sintomi, da almeno due settimane, si può quindi parlare di disturbo depressivo in fase acuta e si rende necessario l’intervento dello specialista. La depressione maggiore è detta anche unipolare. Va differenziata dai disturbi bipolari caratterizzati da fasi di depressione e fasi maniacali. I disturbi bipolari hanno una evoluzione e una terapia diversa dalla depressione unipolare.
Le cause della depressione
Il disturbo depressivo è determinato da un insieme di concause sia di natura biologica sia conseguenti ad eventi esterni.
Fattori ereditari
Gli studi finora effettuati hanno fornito risultati che non sono ancora in grado di chiarire le basi genetiche della depressione. La strada è comunque aperta e nel futuro avremo dati sempre più importanti ( 1 ). Avere genitori con disturbi dell’umore comporta un doppio fattore di rischio. Alla possibilità di ereditare la predisposizione biologica si aggiunge la maggiore probabilità che si verifichino alterazioni dello sviluppo conseguenti al vivere in un ambiente disturbato.
Eventi della vita
I fattori esterni sembrano esercitare la loro influenza in particolare sull’esordio dei primi episodi depressivi. Man mano che il disturbo progredisce, le crisi appaiono sganciate da fattori ambientali. È noto che alcune malattie e l’assunzione di farmaci o sostanze possono precedere l’insorgenza di un episodio depressivo. Questi fattori, come quelli ambientali, non rappresentano vere e proprie “cause” in grado di produrre la patologia. Ma fattori che ne facilitano l’insorgenza in soggetti predisposti.
I fattori ambientali possono causare stress
Molti fattori ambientali possono generare stress.
Sulla base di una predisposizione genetica ( 2 ) molti individui non sono in grado di reagire nel modo corretto a diversi stimoli ambientali stressanti. Soprattutto quando questi sono continui e vissuti come negativi. Questo porterebbe ad una continua coloritura emotiva negativa con conseguente produzione cronica di ormoni. Che può perdurare nel tempo portando con sé tutti i sintomi della depressione.
Depressione e infiammazione
Da circa venti anni vi sono molti studi che sottolineano una correlazione tra infiammatoria cronica e depressione ( 3 ). Soprattutto in rapporto con il nostro stile di vita occidentale frenetico, tipico delle società ricche.

Il dato dell’aumento del livello del cortisolo nel 50% dei pazienti ha portato a considerare nella fisiopatologia della depressione non solo i disturbi endocrini, ma anche l’infiammazione, Costituendo il cortisolo stesso un possibile importante anello di congiunzione tra ormoni e sistema immunitario. Peraltro, l’infiammazione potrebbe rappresentare il nesso comune tra la depressione e gli altri stati morbosi che spesso si associano a essa. Come la malattia coronarica o la demenza o la depressione post-partum. Oppure molte malattie caratterizzate da uno stato immunitario alterato, vedi l’artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali. Tutte patologie aggravate dallo stress psicologico.
Lo stress, sia acuto che cronico, è in grado di sbilanciare il profilo immunitario. Con aumento di citochine infiammatorie come IL-6 e TNF alfa. L’alimentazione ricca di carni, di latticini e zuccheri, incrementa l’infiammazione con aumento della IL-6 e della proteina C reattiva (PCR). Mentre sappiamo che la dieta mediterranea è antinfiammatoria e protettiva. L’attività fisica, svolta con regolarità è in grado di controllare l’infiammazione. Inoltre di agire direttamente sull’umore con il rilascio di sostanze cannabinoidi.
Vera dieta mediterranea: tutti i suoi benefici
L’obesità è un’altra condizione fortemente correlata alla depressione attraverso un rapporto bidirezionale. Nell’obeso si crea un circolo vizioso che vede principalmente coinvolti l’alterazione dell’asse ormonale dello stress e lo stimolo infiammatorio. Derivante dal tessuto adiposo in eccesso. Anche l’abitudine al fumo porta alla produzione sia di citochine proinfiammatorie (IL 6 e TNF alfa) che di radicali liberi.
Lo squilibrio del ritmo sonno-veglia è tipico della depressione e un fattore aggravante. Anche in questo caso, troviamo un eccesso infiammatorio con gli stessi mediatori e marker: IL- 6, TNF alfa, PCR.
Problemi terapeutici
Uno stile di vita sano ed equilibrato costituisce un importante elemento di prevenzione e cura della depressione. Alimentazione adeguata, attività fisica regolare, controllo del peso ci permettono di affrontare gli impegni stressanti in maniera positiva e non negativa.
La terapia farmacologia ha fatto grandi progressi. Gli antidepressivi di seconda e terza generazione e la profilassi delle ricadute hanno modificato radicalmente le possibilità di curare con efficacia questa malattia.
La realtà clinica dei disturbi del tono dell’umore è comunque molto complessa. E’ necessario adattare la strategia terapeutica ad ogni singolo caso. In riferimento al tipo di antidepressivo da utilizzare e alle modalità e tempi di somministrazione. Così come avviene nel trattamento di pazienti con altre patologie quali ipertensione, diabete, cardiopatie.
Nelle depressioni maggiori è opportuno prescrivere antidepressivi a dosi adeguate e per un periodo di tempo lungo. Anche dopo la risoluzione del quadro clinico. Per evitare una precoce riattivazione della sintomatologia.
Accanto alla terapia farmacologica di solito può essere utile avviare un percorso psicoterapeutico. La terapia cognitiva associata alla tecnica della mindfulness sembra dare ottimi risultati nella prevenzione delle ricadute.
Nel futuro gli studi sulla genetica e sul complesso intreccio tra ormoni e infiammazione porteranno a nuovo approcci terapeuti ( 4 ). Come per esempio l’uso di molecole antinfiammatorie.
Cosa abbiamo imparato
La depressione, nelle sue varie forme, è una malattia molto diffusa. I sintomi per riconoscerla sono spesso molto sfumati per molto tempo. E’ però fondamentale fare la diagnosi il prima possibile. Questo permette una cura più incisiva sul paziente. Oggi la possibilità di curare efficacemente è molto alta, grazie agli antidepressivi e alla psicoterapia. Non bisogna avere quindi scrupoli o sensi di colpa. Bisogna rivolgersi, ai primi segnali, al medico di fiducia. Con cui se è il caso si avvia un percorso specialistico adeguato.