Si sa: prevenire è meglio che curare. Gli esami di controllo sono importanti. Soprattutto dopo i quarant’anni sia per la donna che per l’uomo.
Si possono mettere in evidenza dei fattori di rischio per alcune malattie. L’insorgenza della malattia quando non sono presenti ancora sintomi. Soprattutto quando ci troviamo di fronte alla presenza di una familiarità. Cioè di parenti di primo grado che sono già affetti da particolari patologie.
Dobbiamo ricordare ed essere consapevoli che molte malattie iniziano e si sviluppano per decenni prima di dare sintomi. Per esempio l’aterosclerosi o l’ipertensione arteriosa. Spesso quando si manifestano i sintomi questi sono già gravi. Pensiamo all’infarto del cuore o all’ictus cerebrale.
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Possiamo però individuare dei segnali che ci indicano che la malattia potrebbe essere iniziata. Mettere in campo tutte le misure di prevenzione necessarie a fermare la progressione della patologia o a rallentarla.
Va sottolineato come alcune misure di prevenzione primaria dovrebbero essere già in campo:
- un’alimentazione equilibrata
- un’attività fisica regolare
- eliminazione del fumo di sigaretta
- eliminazione o la moderazione dell’alcol (due bicchieri di vino rosso al giorno sono consentiti e anzi potrebbero essere protettivi sulla nostra salute)
Anche per un individuo in buona salute e a basso rischio, è opportuno effettuare degli esami periodici superati i 40 anni. Vediamo insieme quali.
Ci sono alcuni esami che devono essere fatti a prescindere sia dall’uomo che dalla donna.
Indice degli argomenti
Esami del sangue
Dopo i 40 anni gli esami del sangue vanno effettuati almeno ogni due anni. Ogni anno in caso di specifiche familiarità per alcune malattie.
Emocromo completo: è la valutazione del numero di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine nel sangue. Ci da una prima foto sul funzionamento del nostro sistema immunitario. Sulla presenza di anemia o di carenza di piastrine.
Glicemia: esame importante per accorgersi di una elevazione della glicemia, spia del diabete.
Creatininemia e Azotemia: sono esami che ci dicono se il nostro rene funziona bene.
Transaminasi (Got Gpt): servono a valutare il funzionamento del fegato.
Bilirubina Totale e frazionata: valutano lo stato di salute delle vie biliari.
Colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi: sono esami sul metabolismo dei grassi. Se elevati colesterolo, LDL e triglicerisi sono elevati e HDL (colesterolo buono) sono bassi vi è il rischio di sviluppare aterosclerosi e tutte le sue conseguenze.
Protidogramma: rivela se le proteine prodotte dal fegato sono nella norma o meno.
Ferritina: rivela una eventuale carenza di ferro.
Omocisteinemia: costituisce se alto un fattore di rischio per molte malattie.
VES
La VES (Velocità di eritrosedimentazione) è un esame che permette di sapere se nell’organismo è in corso una infiammazione. Anche se conseguente ad un’infezione. Da solo non permette alcuna diagnosi, ma rappresenta un’indispensabile informazione nel processo diagnostico. Oppure per seguire l’evoluzione di una patologia infiammatoria.
La VES non è tuttavia un esame specifico in quanto non fornisce indicazioni sul sito coinvolto nel processo infiammatorio o infettivo. Al tipo di malattia infiammatoria in atto (acuta o cronica). Per questo motivo non viene mai considerata in modo isolato, ma sempre associata ad altri esami come la PCR od altri esami.
PCR
La proteina C-reattiva (PCR) è una proteina prodotta dal fegato la cui quantità può essere misurata nel sangue. Appare in concentrazioni elevate quando c’è una infiammazione nell’organismo, diversamente non si trova se non in tracce.
Il medico può controllarne i valori dopo un intervento chirurgico, un trattamento per infezioni o altre condizioni mediche. In quanto i livelli possono aumentare in modo drammatico (100 volte o più) dopo un trauma grave, un’infezione batterica, un’infiammazione, un intervento chirurgico od in presenza di tumore.
L’esame non permette di capire dove si trova l’infiammazione e non consente quindi una diagnosi. Mentre è indicativo di una situazione di infiammazione che può richiedere ulteriori indagini.
L’esame è poi utile nel monitoraggio dei pazienti con condizioni infiammatorie croniche per avere conferma dell’efficacia del trattamento:
- malattie infiammatorie intestinali
- alcune forme di artrite
- malattie autoimmuni, come il lupus o la vasculite
I valori aumentano prima e poi decrescono più rapidamente rispetto alla VES (6 ore contro una settimana circa).
Il test della proteina C-reattiva può anche essere utilizzato per valutare il rischio di sviluppare una coronaropatia. Una condizione in cui le arterie del cuore si restringono fino a causare un infarto al cuore.
Secondo l’American Heart Association tuttavia questo approccio non è utile come screening dell’intera popolazione. In quanto i risultati possono dipendere dallo stile di vita e da altri fattori.
A metà degli anni 90 sono poi stati introdotti metodi più sensibili per la misurazione della proteina C-reattiva come marker cardiaco. Tra cui per esempio la PCR ad alta sensibilità (hs-CRP, dall’inglese C-Reactive Protein).
Lattato deidrogenasi
La lattato deidrogenasi (L-lattato deidrogenasi, LDH o LD) è un enzima che si trova in quasi tutte le cellule dell’organismo. Se il paziente è sano, è presente nel sangue solo in minime quantità. Le cellule la rilasciano nel sangue quando vengono danneggiate o distrutte. L’esame dell’LDH, quindi, può essere usato come marcatore non specifico dei danni cellulari.
L’aumento può essere misurato sia come totale sia come isoenzimi (diverse forme o versioni della molecola) dell’LDH. L’esame del totale misura i cinque diversi isoenzimi. Dà indicazioni sulla presenza di danni cellulari, ma non può essere usato da solo per identificare la causa della lesione o l’organo colpito.
I singoli isoenzimi tendono invece a concentrarsi in tessuti specifici. Anche se la corrispondenza tra isoenzima e tessuto non è sempre esatta. Le misurazioni del singolo isoenzima, quindi, possono essere usate insieme ad altri esami per capire qual è la causa del danno cellulare e quali sono gli organi e i tessuti coinvolti.
In generale, gli isoenzimi si distribuiscono nelle cellule e negli organi in questo modo:
- LDH-1: cuore, globuli rossi, reni, cellule germinali
- LDH-2: cuore, globuli rossi, reni (in quantità minore rispetto all’LDH-1)
- LDH-3: polmoni ed altri tessuti
- LDH-4: globuli bianchi, linfonodi, muscoli, fegato (in quantità minore rispetto all’LDH-5)
- LDH-5: fegato, muscoli scheletrici
Creatinchinasi
La creatinchinasi (CK), chiamata anche creatinfosfochinasi (CPK), è un enzima secreto da diversi tessuti.
Si occupa della produzione di energia nell’organismo, principalmente a livello di:
- cervello
- cuore
- muscoli striati (ossia quelli che controlliamo volontariamente)
A seguito di una lesione ad un muscolo oppure al cuore, come avviene per esempio durante un infarto, il CPK viene rilasciato dalle cellule muscolari o cardiache danneggiate.
Un aumento dell’attività dell’enzima può quindi essere rilevato dopo circa 4-8 ore dall’evento. Raggiungere un picco (valore alto) dopo 12-24 ore e poi tornare normale dopo 3-4 giorni.
Vi sono tre differenti forme di CPK (più propriamente tre isoenzimi):
- MM (muscolatura scheletrica e cardiaca)
- MB (cuore)
- BB (cervello)
La principale fonte del CK nel sangue è la muscolatura, mentre quella proveniente dal cervello è praticamente assente nel sangue.
Un valore alto di CPK è in genere indice di malattia neuromuscolare od infarto miocardico acuto. Valori oltre la norma sono rilevabili in presenza di qualunque malattia in grado di colpire la muscolatura. Circa il 60% dei soggetti ipotiroidei mostrano un valore di CPK mediamente 5 volte oltre il limite superiore di riferimento, ma non sono rari esiti anche superiori.
Poiché la fonte principale di CK-MB è il cuore, un elevato livello di questa particolare forma riflette un danno cardiaco. Può essere un nfarto, miocardite, trauma cardiaco, cardiochirurgia, biopsia. Ricordiamo però che il CK-MB costituisce il 5-7% di CPK nel muscolo scheletrico, quindi va comunque esclusa la causa muscolare.
Coagulazione del sangue
Il tempo di tromboplastina parziale (PTT) e il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) sono due esami che valutano la stessa funzione, cioè il tempo di coagulazione del sangue.
Nel tempo di tromboplastina parziale attivata viene aggiunto un attivatore che accelera il tempo di coagulazione. Quindi l’intervallo di riferimento è meno ampio e quindi più facilmente interpretabile. L’ aPTT è la versione più sensibile del PTT che viene usata per controllare la risposta del paziente alla terapia con l’eparina.
L’emostasi è il meccanismo innescato dall’organismo in caso di emorragia. E’ finemente regolati da diversi fattori che, in un delicato equilibrio, garantiscono prima la riparazione del danno. In seguito la dissoluzione del materiale di coagulazione.
Quando un vaso sanguigno viene lesionato, la prima reazione dell’organismo è la vasocostrizione che impedisce una perdita di sangue eccessiva. Nei vasi sanguigni più piccoli la vasocostrizione può essere sufficiente per arrestare l’emorragia, mentre in quelli più grandi è necessaria l’emostasi.
L’emostasi primaria è un processo che dura pochi secondi e causa la formazione di un coagulo, cioè di un tappo nella zona colpita. Poi si verifica l’emostasi secondaria, cioè la reazione del sistema di coagulazione del plasma che produce la fibrina. L’emostasi secondaria termina in pochi minuti. I filamenti di fibrina rinforzano il coagulo prodotto con il tappo emostatico primario.
Fattori della coagulazione
L’esame dell’aPTT valuta i fattori I (fibrinogeno), II (protrombina), V, VIII, IX, X, XI e XII, ma eventuali carenze non saranno rilevate dall’esame finchè non saranno diminuite dal 30% al 40% rispetto al normale.
Se l’aPTT è più elevato del normale ci può essere una carenza di uno o più fattori della coagulazione (di origine acquisita o congenita). Oppure il paziente può essere in terapia con un inibitore della coagulazione come l’eparina. Può avere il lupus anticoagulante, un inibitore non specifico come un’immunoglobulina monoclonale o un inibitore specifico dei fattori della coagulazione.
Se l’aPTT è più breve del normale ci può essere o un aumento dell’attività del fattore VIII. Nella maggior parte dei casi è connesso a una patologia acuta o cronica o a una situazione infiammatoria. Oppure il risultato può essere dovuto a un prelievo difficile, a problemi nella raccolta del campione o a un trattamento non ottimale del campione.
Tiroide
La valutazione della della funzionalità tiroidea va affettuta una volta all’anno circa nei soggetti con più di 40 anni. Attraverso la determinazione di: FT3, FT4, TSH. Si può individuare un aumento o una diminuzione della funzionalità della tiroide.
Pressione arteriosa
La valutazione dei livelli di pressione arteriosa andrebbero fatti a tutte le età. Esistono molte forme di ipertensione arteriosa anche in età pediatrica. Spesso ce ne dimentichiamo.
Sicuramente dopo i 40 anni la valutazione va effettuata almeno due-tre volte nel corso dell’anno.
Elettrocardiogramma
Eseguito una volta ogni due anni ci fornisce le principali informazioni sullo stato di salute del nostro cuore.
Ecocolordoppler
Esamina nel dettaglio, con l’ausilio di innocui ultrasuoni, le arterie carotidi e serve a evidenziare la presenza di eventuali incrostazioni, la cosiddetta aterosclerosi.
Una valutazione ecodoppler andrebbe proposta dal medico di base a tutti gli individui al di sopra dei 50-60 anni (e in generale al bisogno). Va consigliata intorno ai 40 alle persone che presentano fattori di rischio per malattia vascolare (ipertensione, fumo, diabete, familiarità, ipercolesterolemia, obesità).
Ecografia addominale
L’ecografia addominale, da effettuare ogni 2-3 anni dopo i 40 anni per individuare eventuali calcoli, cisti, noduli, aneurismi o neoplasie ai vari organi o vasi sanguigni dell’addome.
Esamina nel dettaglio, con l’ausilio di ultrasuoni, reni, surreni, fegato, vie biliari, pancreas, milza, linfonodi e grossi vasi sanguigni.
Visita oculistica
Lo specialista può accertare il grado di miopia o presbiopia. L’eventuale presenza di patologie come la cataratta o la degenerazione maculare senile.
Oltre che sondare la pressione interna dell’occhio, e dunque l’eventuale rischio di insorgenza del glaucoma. Fra i 40 e i 60 anni, per le persone sane è sufficiente una visita oculistica ogni due-tre anni. Oltre i 60, ogni uno-due anni.
Visita otorinolaringoiatrica
Con i test audiometrici si misura l’eventuale calo dell’udito. La frequenza dipende dal comparire dei sintomi.
Salute delle ossa
La donna è più soggetta a osteoporosi rispetto all’uomo, soprattutto dopo la menopausa. Per cui è necessario effettuare regolarmente la Mineralometria Ossea Computerizzata (Moc).
Questa misura il patrimonio minerale dello scheletro e diagnostica l’osteoporosi. In soggetti sani va effettuata ogni 2-3 anni dopo la menopausa, più frequentemente se si rilevano problemi di osteoporosi.
Negli ultimi anni anche nell’uomo è in aumento la diagnosi di osteoporosi. Vale anche per lui l’indicazione ad eseguire la Moc.
Prevenzione dei tumori
Controllo dei nei: abituarsi a scrutare periodicamente la pelle è la forma migliore di prevenzione contro il melanoma. Il controllo dei nei da sé va fatto periodicamente, mentre la visita dal dermatologo è consigliata in genere ogni due-tre anni (ogni 12 mesi per chi ha più di 50 nei).
Prevenzione del tumore del colon-retto
Ricerca del sangue occulto fecale: va effettuato almeno una volta l’anno.
La probabilità di sviluppare un carcinoma di questo tipo s’innalza bruscamente dopo i 50 anni. La storia naturale del tumore è nota: il 90% delle presenze maligne nel grosso intestino deriva da polipi. La cui trasformazione richiede circa 10 anni.
In condizioni normali lo stomaco e l’intestino perdono una quantità di sangue minima durante la digestione, quindi la presenza nelle feci quindi è trascurabile e non è rilevabile dall’esame del sangue occulto.
Quando sono presenti polipi, cioè le piccole sporgenze simili a dita all’interno dell’intestino o del retto, questi possono essere fragili e sanguinare. Ad esempio quando vengono a contatto con i prodotti della digestione. Il sangue di solito non è visibile ad occhio nudo nelle feci.
Ma può essere individuato con l’esame del sangue occulto. I polipi benigni sono relativamente comuni dopo i 50 anni. Possono diventare maligni e diffondersi anche in altre parti dell’organismo (tumore metastatico).
La maggior parte dei casi di tumore del colon-retto ha infatti origine da polipi intestinali benigni che si trasformano in polipi maligni.
Il sangue nelle feci, quindi, può indicare che il paziente ha dei polipi intestinali che, se non controllati, potrebbero trasformarsi in un tumore maligno. In molti casi le tracce di sangue sono il primo e unico segno del tumore al colon-retto. Quindi l’esame del sangue occulto nelle feci è uno strumento di screening fondamentale per questo tipo di tumore.
L’esame del sangue occulto nelle feci può essere eseguito con metodi diversi a seconda del laboratorio. Indipendentemente dalla tecnica di analisi usata, è consigliabile eseguire l’esame su almeno tre campioni raccolti in giorni diversi. Perché il sanguinamento, in particolare quello causato dai polipi e dai tumori, è intermittente.
Colonscopia
I casi positivi necessiteranno di un ulteriore accertamento attraverso una colonscopia, per confermare il sospetto diagnostico .
La colonscopia è l’esame che permette al medico di scrutare la superficie interna del colon grazie a un tubo flessibile. Dopo i 45 anni, è consigliato una volta ogni cinque anni.
Esami specifici per la donna
Le donne devono sottoporsi ogni anno alla visita ginecologica e all’ecografia pelvica.
Per valutare lo stato dell’utero e delle ovaie in premenopausa, menopausa e postmenopausa. Devono inoltre sottoporsi ogni tre anni dopo i 40 anni al Pap-Test e Hpv-Dna. Test per la prevenzione del cancro al collo dell’utero da papilloma virus.
Per il tumore al seno la diagnosi precoce innalza fino al 90% la possibilità di sopravvivenza. Per fare ciò le donne devono eseguire regolarmente l’autopalpazione della mammella (almeno ogni due mesi). Per rintracciare eventuali noduli.
L’ecografia mammaria, da effettuare ogni anno dopo i 40 anni.
La mammografia bilaterale, con cadenza biennale dopo i 40 anni e annuale dopo i 50.
Esami specifici per l’uomo
Gli esami specifici per l’uomo invece riguardano principalmente la prevenzione del tumore della prostata.
Viene diagnosticato nel 75% dei casi oltre i 65 anni di età. Se preso in tempo è altamente guaribile. Gli uomini quindi dopo i 50 anni devono effettuare annualmente una visita urologica con esplorazione rettale, per controllare la ghiandola prostatica.
Controllare i livelli dell’antigene prostatico specifico o PSA attraverso un prelievo di sangue, la cui alterazione può indicare la presenza di un tumore, e infine l’ecografia trans rettale.
È bene inoltre che l’uomo, fin dall’adolescenza e a maggior ragione superati i 40 anni, effettui periodicamente l’autopalpazione dei testicoli. Per scovare eventuali irregolarità o presenze anomale.