Ipertensione arteriosa: patologia molto grave. Mette a rischio vari organi e va prevenuta e curata. Vediamo come.
È definita “killer silenzioso” perché, il più delle volte, non ci si accorge di averla fin quando non sfocia in drammatiche conseguenze, quali infarto o ictus cerebrale.
Il cuore è una pompa che, con le sue contrazioni, invia il sangue a tutti gli organi e tessuti del corpo. La pressione arteriosa è la pressione che il cuore esercita per far circolare il sangue nel corpo. La pressione si misura in millimetri di mercurio (mmHg).
Il valore della pressione è dato da due numeri: il primo è la pressione sistolica, il secondo la diastolica.
Pressione arteriosa sistolica (massima): si misura al momento in cui il cuore si contrae e pompa il sangue nelle arterie.
Pressione arteriosa diastolica (minima): si misura tra due contrazioni, mentre il cuore si rilassa e si riempie di sangue.
Il valore della pressione varia normalmente nel corso della giornata: aumenta con lo sforzo, le emozioni, il freddo o il dolore e diminuisce con il riposo e il sonno.
L’ipertensione è causata da una spinta superiore alle normali esigenze dell’organismo. Comporta un aumento di lavoro per il cuore.
Si considera “desiderabile” una pressione che non supera i 120 mmHg per la sistolica e gli 80 mmHg per la diastolica.
I numeri
In Italia ne soffre il 30% della popolazione, ovvero 15-16 milioni di persone.
Nonostante la disponibilità di terapie efficaci per la grande maggioranza dei casi, solo un paziente iperteso su 4 è adeguatamente curato.
Nei bambini
La prevalenza dell’ipertensione nei giovani è in aumento.
La maggior parte dell’ipertensione infantile, in particolare nei preadolescenti, è secondaria a una malattia di base. A parte l’obesità, la malattia renale è la causa più frequente (60-70%) di ipertensione nei bambini.
Gli adolescenti solitamente presentano ipertensione primaria o essenziale, che rappresenta l’85-95% dei casi.
Ipertensione primaria
L’ipertensione viene classificata come primaria (essenziale) o come secondaria.
Circa il 90-95% dei casi sono classificati come “ipertensione primaria”, il che significa che vi è pressione alta senza evidenti cause mediche di base.
Il restante 5-10% dei casi, classificati come “ipertensione secondaria” sono causati da altre malattie che colpiscono i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino.
L’ipertensione primarie è il risultato di una complessa interazione fra geni e fattori ambientali. Numerose varianti genetiche comuni che comportano piccoli effetti sulla pressione sanguigna, sono stati identificati.
Tuttavia la base genetica dell’ipertensione è ancora poco conosciuta.
Diversi sono i fattori ambientali e inerenti allo stile di vita che influenzano la pressione sanguigna
Fattori ambientali associati all’ipertensione primaria:
- storico genetico familiare caratterizzato da ipertensione
- Età: la pressione arteriosa aumenta con l’avanzare dell’età
- sovrappeso
- eccesso di sale nella dieta
- eccesso di grassi nella dieta (soprattutto acidi grassi saturi)
- dieta povera di frutta e verdura
- sedentarietà
- caffè
- alcool
- stress
- assunzione di pillola contraccettiva orale
- insulino-resistenza
- consumo eccessivo di liquirizia e di alcuni medicinali soggetti a prescrizione
- rimedi a base di erbe
- droghe
Attività fisica: le dosi minime che prevengono le malattie
Alimentazione cardine del benessere
Recenti studi hanno inoltre evidenziato alcuni eventi risalenti ai primi anni di vita, come ad esempio: un basso peso alla nascita, il tabagismo della madre in gravidanza e la mancanza di allattamento al seno come fattori di rischio per lo sviluppo dell’ipertensione essenziale da adulti.
Ipertensione secondaria
Di seguito le principali cause dell’ipertensione arteriosa secondaria:
- malattie renali
- obesità
- apnea notturna
- gravidanza
- coartazione dell’aorta
- diabete
- aterosclerosi
- sindrome di Cushing (una condizione in cui il corpo produce un eccesso di ormoni steroidei)
- ipertiroidismo
- ipotiroidismo
- acromegalia
- sindrome di Conn o iperaldosteronismo
- iperparatiroidismo
- feocromocitoma
Come è diagnosticata l’ipertensione?
La diagnosi di ipertensione arteriosa si basa sulla misurazione della pressione arteriosa, eseguita da personale specializzato.
E’ importante servirsi di un misuratore della pressione sanguigna che sia affidabile e dia letture precise.
I valori normali di pressione dovrebbero essere inferiori a 80 mmHg per la pressione minima e 120 mmHg per la massima.
Secondo la classificazione del JNC 8 (Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure) si considera ‘normale’ una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a 80 mmHg.
Al di sopra dei 140 mmHg di massima o dei 90 mmHg di minima si è ipertesi.
Si parla di ipertensione ‘sistolica isolata’ quando è solo la massima ad essere alta (cioè ≥ 140 mmHg).
Il Joint National Committee (Comitato Nazionale Congiunto, JNC) ha pubblicato di recente sulla rivista scientifica JAMA (Journal of American Association) un Report con la versione 8 delle linee guida per la gestione dell’ipertensione negli adulti.
Quali sono i sintomi dell’ipertensione?
L’aumento dei valori pressori non sempre si accompagna alla comparsa di sintomi. Specie se avviene in modo non improvviso.
L’organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po’ più alti, e non manda segnali al paziente.
Per questo, molte delle persone affette da ipertensione non lamentano sintomi. Anche in presenza di valori pressori molto elevati.
In ogni caso, i sintomi legati all’ipertensione arteriosa non sono specifici. Per questo sono spesso sottovalutati o imputati a condizioni diverse.
Tra i sintomi più comuni rientrano:
- Mal di testa, specie al mattino
- Stordimento e vertigini
- Ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti)
- Alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi)
- Perdite di sangue dal naso (epistassi)
I rischi dell’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa comporta rischi molto importanti.
Perché può danneggiare vari organi del nostro corpo.
L’ipertensione è il più importante fattore di rischio prevenibile di morte in tutto il mondo.
Vediamo insieme quali sono i rischi derivanti dall’ipertensione e i danni che può provocare.
Danni al cuore
Il cuore pompa sangue in tutto il corpo e una pressione alta non controllata può danneggiarlo in vari modi.
Malattie coronariche: colpiscono le arterie che forniscono sangue al muscolo cardiaco, impedendone il normale flusso. Quando il sangue non riesce a fluire liberamente, vi possono essere dolore toracico, attacchi di cuore o aritmie cardiache.
Ingrandimento del lato sinistro del cuore: la pressione alta costringe il cuore a lavorare più del necessario per pompare il sangue al resto del corpo.
Ciò fa sì che il ventricolo sinistro si addensi o si irrigidisca e, quindi, pompi meno sangue al resto del corpo. Ne derivano rischi di attacco cardiaco, insufficienza cardiaca, morte cardiaca improvvisa.
Insufficienza cardiaca: con il passare del tempo, la pressione alta può portare il cuore a indebolirsi. Lavorare meno efficientemente. Arrivando a poter causare rischi di attacchi cardiaci.
Disfunzioni sessuali
Negli uomini, la pressione alta può causare disfunzione erettile. Poiché l’indurimento delle arterie conduce a un blocco del flusso sanguigno verso il pene.
Anche nelle donne, la pressione alta può ridurre il flusso di sangue alla vagina. Ciò comporta, in molte donne, la diminuzione del desiderio sessuale, dell’eccitazione, la secchezza vaginale o la difficoltà nel raggiungere un orgasmo.
Danni al cervello
Proprio come il cuore, anche il cervello necessita di un costante apporto di sangue per funzionare correttamente. La pressione alta può causare danni al cervello.
Attacco ischemico transitorio: è una temporanea interruzione della fornitura di sangue al cervello. Spesso causata da aterosclerosi o da un coagulo di sangue, derivabili entrambi dalla pressione alta.
Ictus: si verifica quando il cervello non riceve ossigeno e sostanze nutritive. Con l’indebolimento e la rottura di vasi sanguigni all’interno del cervello.
Demenza: è una malattia del cervello che causa difficoltà di pensiero, espressione, ragionamento, memoria, visione e movimento. La demenza vascolare può derivare dal restringimento e dal blocco delle arterie che forniscono sangue al cervello. A causa di scarso flusso sanguigno dovuto alla pressione alta.
Decadimento cognitivo lieve: una lieve compressione cognitiva. Alterazioni di comprensione e memoria che avvengono con l’invecchiamento o con il morbo di Alzheimer. Anche questo può essere causato dall’innalzamento della pressione che danneggia le arterie blocca il flusso di sangue al cervello.
Danni alle arterie
Le arterie sane sono flessibili, forti ed elastiche. Il loro rivestimento interno è morbido, in modo da permettere un maggiore flusso di sangue e un rifornimento di sostanze nutritive e ossigeno a organi e tessuti.
Se la pressione è alta si può avere un restringimento e danni alle arterie. L’alta pressione sanguigna può danneggiare le cellule delle arterie.
Ciò innesca una serie di eventi che possono causare, a loro volta, arteriosclerosi e indurimento delle arterie. Una delle principali cause può essere un’alimentazione ricca di grassi. Che penetrano nel flusso sanguigno, passano attraverso le cellule danneggiate e contribuiscono a causare l’aterosclerosi.
Questi cambiamenti possono influenzare le arterie in tutto il corpo. Bloccando il flusso di sangue al cuore, ai reni, al cervello, alle braccia e alle gambe.
Possono scaturire dolore al petto, attacco cardiaco, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, ictus, arteriopatia periferica, danni agli occhi, aneurismi.
Aneurisma: con il passare del tempo, la costante pressione sanguigna attraverso un’arteria indebolita, può causare l’ingrandimento e il rigonfiamento di una parete (aneurisma).
Questi aneurismi, che possono rompersi e causare emorragie interne molto pericolose, possono formarsi in qualsiasi arteria del corpo, soprattutto nell’aorta.
Danni ai reni
I reni filtrano il liquido in eccesso e i rifiuti del sangue ma la pressione alta può influenzare anche i vasi sanguigni del ai reni, causando diversi tipi di malattie.
Insufficienza renale: l’ipertensione arteriosa ne è una delle cause più comuni. Può danneggiare sia le arterie che conducono ai reni, sia i vasi sanguigni. Impedendo loro di filtrare efficacemente i rifiuti del sangue. A causa di ciò, liquidi e rifiuti possono accumularsi e si potrebbe arrivare a necessitare di dialisi o trapianto di rene.
Glomerusclerosi: è un tipo di danno renale causato dalle cicatrici dei glomeruli, piccoli gruppi di vasi sanguigni all’interno dei reni che filtrano liquidi e rifiuti. Tale patologia può portare a insufficienza renale.
Aneurisma del rene: si ha quando in un’arteria che conduce al rene, si verifica un rigonfiamento nella parete di un vaso sanguigno. Uno dei principali motivi è l’aterosclerosi, che indebolisce e danneggia la parete arteriosa. Con il passare del tempo, gli aneurismi possono rompersi e provocare emorragie interne.
Danni agli occhi
Anche ai nostri occhi il sangue arriva attraverso piccoli e delicati vasi sanguigni, che possono essere danneggiati dalla pressione alta.
Retinopatia: la pressione alta, aggravata anche dal diabete, danneggia i vasi sanguigni, comportando emorragie negli occhi, visione offuscata e perdita della vista.
Coroidopatia: accumulo di liquido sotto la retina a causa di un vaso sanguigno che si trova in uno strato al di sotto della retina e può causare visione distorta.
Neuropatia ottica: danno ai nervi che si ha in seguito a un blocco di flusso sanguigno al nervo ottico. Può distruggere le cellule nervose degli occhi causando la perdita della vista.
La pressione alta è una malattia cronica che provoca, gradualmente, danni nel corso degli anni. In alcuni casi, però, la pressione aumenta così rapidamente e gravemente che richiede un trattamento medico immediato.
Come si previene l’ipertensione?
Cambiamenti nello stile di vita sono raccomandati, al fine di prevenire o abbassare la pressione sanguigna, prima di cominciare una terapia farmacologica:
- mantenere un peso corporeo normale
- ridurre l’assunzione di sodio con la dieta a un valore <100 mmol/die (<6 g di cloruro di sodio o <2,4 g di sodio al giorno)
- impegnarsi in una regolare attività fisica aerobica, come camminare a ritmo sostenuto (≥ 30 minuti al giorno, per la maggior parte dei giorni della settimana)
- limitare il consumo di alcool a non più di 3 unità/giorno per gli uomini e non più di 2 unità/giorno nelle donne
consumare una dieta ricca di frutta e verdura (almeno cinque porzioni al giorno);
- gestire lo stress
Una efficace modifica nello stile di vita è in grado di abbassare la pressione sanguigna tanto quanto l’assunzione di un singolo farmaco antipertensivo. Combinazioni di due o più modifiche dello stile di vita possono ottenere risultati ancora migliori.
Come si cura l’ipertensione?
Modifiche allo stile di vita
Il trattamento di prima linea per l’ipertensione è identico ai cambiamenti dello stile di vita raccomandati a scopo preventivo
Queste accortezze hanno dimostrato di ridurre in modo significativo la pressione sanguigna nelle persone sofferenti di ipertensione.
Se l’ipertensione è sufficientemente elevata da giustificare l’uso immediato di farmaci, i cambiamenti dello stile di vita sono tuttavia ancora raccomandati in combinazione con i farmaci.
Biofeedback training
Il biofeedback è un metodo di intervento non-farmacologico utilizzato nel trattamento dell’ipertensione primaria (o essenziale).
Tramite il biofeedback il paziente iperteso apprende specifiche tecniche psicofisiologiche e comportamentali volte a ridurre la pressione sanguigna.
Ciò è reso possibile dal fatto che durante il training il paziente, tramite una speciale strumentazione, viene informato in tempo reale circa le rapide e incessanti variazioni della pressione sanguigna. Ciò gli consente di adottare le misure necessarie (suggerite dal biofeedback trainer) per abbassarla.
Alla fine del training il paziente, applicando le strategie apprese, potrà mantenere sotto controllo. Questo metodo richiede una partecipazione attiva del paziente. L’efficacia del biofeedback è stata confermata da numerosi studi scientifici condotti negli ultimi decenni.
Terapia farmacologica
Esistono numerose classi di farmaci, chiamati farmaci antipertensivi.
In grado di ridurre la pressione arteriosa mediante vari meccanismi.
Le principali classi di farmaci antipertensivi attualmente utilizzate sono:
- ACE inibitori. Le principali molecole di questa classe sono: captopril, enalapril, zofenopril, fosinopril, lisinopril, quinapril, ramipril
- Antagonista del recettore per l’angiotensina II (Angiotensin II receptor Blocker – ARBs) o sartani: telmisartan, irbesartan, losartan, valsartan, candesartan, olmesartan
- Calcio antagonisti come per esempio la nifedipina, l’amlodipina, la lacidipina, la lercanidipina o la barnidipina
- Diuretici: il clortalidone, la idroclorotiazide, la furosemide, la torasemide
- Alfa bloccanti, che agiscono bloccando i recettori alfa del sistema nervoso simpatico.
- Beta bloccanti, che agiscono invece bloccando (in misura differente a seconda della molecola), le diverse classi di recettore beta adrenergici. Le principali molecole di questa classe sono: atenololo, labetalolo, metoprololo, propranololo
- Alfa-Beta bloccanti. Sono farmaci antiadrenergici ad azione mista. Rientrano in questa categoria molecole come il carvedilolo e il labetalolo
- Simpaticolitici ad azione centrale, come per esempio la clonidina e la metildopa
- Inibitori diretti della renina. È la più recente classe di farmaci antipertensivi, il capostipite è l’aliskiren
Tutte le molecole citate possono essere usate da sole o in combinazione. Alcune combinazioni, come per esempio ACE-inibitore + diuretico o ARB + diuretico o ACE-inibitore + Calcio Antagonista sono in commercio in associazione in un’unica compressa, per migliorare la compliance del paziente.
La terapia farmacologica deve essere assunta solo dietro consiglio medico e sotto stretto controllo del curante.