L’infertilità di coppia sta assumendo dimensioni sempre più importanti nei paesi occidentali e ricchi. Dal 1950-55 ad oggi si è osservato, soprattutto nei paesi industrializzati, un notevole calo demografico. Dovuto principalmente ad una diminuzione delle nascite.
Si è passati, in media, da quasi 5 figli per famiglia a 1,5 circa. Inoltre, il numero di figli per donna delle immigrate risulta essere nettamente superiore a quello delle donne europee. Sono quindi quelli nati da queste ultime che permettono il raggiungimento della soglia di 1,5 nati per famiglia.
Il trend è sicuramente causato da svariati fattori. Primo fra tutti la precaria situazione economica. Non di secondaria importanza risulta però essere l’incremento di una problematica sociale che sta assumendo rilevanti proporzioni: l’infertilità di coppia.
Dagli ultimi dati ISTAT si stima che il problema riguardi circa il 15% della popolazione dei Paesi industrializzati. Situazione confermata anche in Italia.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’American Fertility Society (AFS) una coppia è da considerarsi infertile quando non è in grado di concepire e di avere un bambino dopo un anno o più di rapporti sessuali.
Viceversa è da considerarsi sterile quella coppia nella quale uno od entrambi i coniugi sono affetti da una condizione fisica permanente che non renda possibile avere dei bambini.
Vengono definite affette da infertilità secondaria quelle coppie che non riescono ad avere un bambino dopo una o più gravidanze coronate da successo.
La definizione di infertilità proposta dall’OMS e dall’AFS trae origine da un vecchio e noto lavoro di Whitelaw e collaboratori pubblicato nel 1960. Che dimostrava come circa il 56% delle coppie sane concepiva entro il l° mese di rapporti sessuali. Il 78% entro il 6° mese. Ben l’86% delle coppie concepiva entro il 12° mese.
Cause dell’infertilità di coppia
L’incremento che il fenomeno ha subito negli ultimi 20 anni è anche causato dell’influenza di fattori causali quali:
- agenti chimici/fitofarmaci
- inquinamento ambientale
- fumo
- abitudini alimentari
- abitudini sessuali, con il loro potenziale di trasmissione di malattie infettive
- fattori psico-emozionali
- condizionamenti sociali, legati alla nuova posizione della figura femminile nel contesto della vita lavorativa, economica, culturale e di costume. Con un generale orientamento di programmazioni riproduttive in epoca più tardiva rispetto alle passate generazioni.
Quest’ultimo punto ha avuto un forte impatto sul problema. Considerando che la potenzialità della coppia di generare un figlio diminuisce progressivamente con l’aumentare dell’età.
Percentuale di coppie infertili in base all’età:
Età | Percentuale |
Da 30 a 34 anni | 28% |
Da 35 a 39 anni | 40% |
Da 40 a 44 anni | 50% |
La durata della sterilità costituisce uno degli indicatori prognostici più significativi. Coppie con una storia di sterilità primaria più lunga di 3 anni hanno una probabilità minima di ottenere una gravidanza spontanea.
Alcuni dati sulla infertilità:
- maschile: 35,4%
- femminile: 35,5%
- maschile e femminile: 15%
- idiopatica: 13,2% (infertilità idiopatica: infertilità in cui non si individua una causa)
- altro: 1%
Infertilità idiopatica
L’infertilità idiopatica raggiunge quindi quasi il 15% dei casi di infertilità di coppia. Il 30% dei casi di infertilità maschile. È presumibile ipotizzare che molti di questi casi siano in realtà il risultato di una diagnostica approssimativa e superficiale.
Soprattutto per quel che riguarda l’uomo. In molti centri che si occupano di diagnostica per infertilità di coppia, infatti, non è nemmeno presente la figura dell’andrologo. Che peraltro dovrebbe essere obbligatoria. Anche le analisi seminali spesso si riducono a spermiogramma e spermiocoltura.
Senza approfondire un aspetto importantissimo della qualità seminale: il DNA degli spermatozoi.
Le cause di infertilità, secondo i dati raccolti dal Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sono riportate in Tabella.
Principali cause d’infertilità maschile e femminile secondo dati forniti dall’ISS (Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita)
Uomo | Percentuale | Donna | Percentuale |
Varicocele | 30 | Cause ormonali | 40 |
Infertilità idiopatica | 30 | Patologie tubaro-pelviche | 35 |
Cause ormonali | 8 | Patologie Uterine | 10 |
Patologie testicolari | 8 | Patologie Vaginali | 5 |
Problematiche sessuali | 5 | Patologie Cervicali | 5 |
Infezioni genitali | 5 | ||
Malattie sistemiche | 4 |
La ricerca nel settore della procreazione ha messo a punto negli anni numerosi test per la diagnosi specialistica delle cause di sterilità maschile. I centri che li eseguono sono però pochissimi in Italia. Quindi, di fronte ad uno spermiogramma con parametri nella norma. Si etichetta il caso come sterilità inspiegata.
Numerosi dati in letteratura dimostrano come molti casi in cui lo spermiogramma è nella norma nascondano invece un alterato indice di frammentazione del DNA spermatico. Che rende difficoltosa la riproduzione sia in vivo che in vitro. Inoltre, un alterato indice di frammentazione del DNA potrebbe essere la causa principale in casi di poliabortività. Dove in genere viene indagata esclusivamente la partner femminile.
Come eseguire correttamente uno spermiogramma
Le modalità di raccolta del campione sono molto importanti ai fini dell’attendibilità dell’esame, per cui è necessario rispettarli con scrupolo.
Le indicazioni sono:
- Il campione deve essere raccolto dopo un periodo di astinenza sessuale di non meno di quarantotto ore e di non più di cinque giorni. Per minimizzare la variabilità dei risultati dell’esame, il numero di giorni di astinenza dovrà essere mantenuto il più costante possibile nel caso si dovesse ripetere l’esame.
- Per una prima valutazione della fertilità è preferibile esaminare due campioni di sperma. L’intervallo tra le due raccolte non deve essere inferiore a sette giorni o superiore a tre settimane.
- Preferibilmente il campione di spermatozoi deve essere raccolto all’interno di una specifica stanza nel laboratorio. Altrimenti, in alcuni casi, può essere raccolto a casa propria, ma deve necessariamente essere consegnato al laboratorio entro 1 ora dalla raccolta perché poi gli spermatozoi cominciano ad alterare le loro caratteristiche ed il risultato diviene falsato ed inutile.
La raccolta del liquido seminale deve avvenire in un apposito contenitore che viene fornito dal laboratorio gratuitamente. Insieme alle istruzioni di raccolta, da seguire scrupolosamente.
Il campione è una eiaculazione completa. Deve essere ottenuto solo e soltanto tramite masturbazione. In modo che il pH acido del fluido vaginale non influenzi negativamente la motilità degli spermatozoi.
Il campione deve essere protetto dalle temperature troppo alte e troppo basse. Che possono “uccidere” o alterare le caratteristiche degli spermatozoi.
Se sul campione deve essere eseguita anche la spermiocoltura la persona deve prima urinare. Quindi, lavare e asciugare le mani ed il pene prima di procedere con la raccolta in un contenitore pulito.
La spermiocultura è l’indagine microbiologica per accertare la presenza di batteri nello sperma, E’ consigliabile segnalare eventuali terapie farmacologiche in corso. Importanti per valutare lo stato di salute globale della persona.
Infertilità: diagnosi e meccanismi molecolari
Altro fattore spesso trascurato nella diagnostica, sia femminile che maschile, è lo stress ossidativo. Tale condizione è causata dallo sbilanciamento tra radicali liberi e barriera antiossidante.
E’ ampiamente diffusa a causa di inquinamento. Scorrette abitudini alimentari ed errati stili di vita (fumo, droghe, alcol). La convivenza dell’organismo con tale stato di alterazione può comportare danni diffusi ai gameti. E’ spesso associato a poliabortività, invecchiamento ovarico precoce. Frammentazione del DNA spermatico e danno di membrana degli spermatozoi.
È possibile inoltre indagare la funzionalità del DNA spermatico post fecondazione. Il contenuto di zinco negli spermatozoi. Anche i fenomeni di morte cellulare spontanea degli spermatozoi posso sfuggire al controllo testicolare.
Queste morti presoci e spontanee regolano la corretta produzione degli spermatozoi. Portare alla produzione di spermatozoi vitali ma difettosi. Con possibilità quindi di arrivare a fecondare ma non di dare origine a embrioni vitali.
Forme su base autoimmune
In casi molto rari è stato inoltre dimostrato come l’infertilità di coppia può avere base autoimmunitaria.
Pertanto, in casi di infertilità inspiegata, sarebbe utile un dosaggio di autoanticorpi sia nel liquido seminale che nel muco cervicale. Oltre alla realizzazione di prove crociate tra spermatozoi e muco cervicale della partner. Per la valutazione del movimento spermatozoario nel muco.
Dal punto di vista femminile, invece, esiste ancora un problema diagnostico nella valutazione dell’età ovarica. In letteratura è ormai ampiamente riportata l’importanza del ruolo di alcuni indicatori dell’età ovarica.
Quali la conta ecografica dei follicoli antrali e il dosaggio dell’ormone antimülleriano (AMH). Pertanto, sarebbe utile utilizzare questi indicatori nella diagnostica routinaria femminile. Per evidenziare casi di esaurimento ovarico precoce (Premature Ovarian Failure, POF) anche in donne giovani. Che purtroppo sono in aumento.
E’ possibile inoltre utilizzare questi strumenti anche per stabilire terapie induttive in cicli di inseminazione o rapporti mirati.
Conclusioni
L’infertilità di coppia è sicuramente un problema globale con un forte impatto sulla società. Resta però da chiedersi se l’impegno profuso nella diagnosi e terapia del problema sia sufficiente.
Oppure ci sia un’inadeguatezza nei metodi di valutazione. Probabilmente se venissero applicati iter diagnostici più consoni si riuscirebbe a ridurre la quota di infertilità idiopatica. Riducendo così, in parte, l’estensione del problema.