Vitamina D salute non solo per le ossa

Vitamina D: salute non solo per le ossa

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Studio medico Anguissola, via Sofonisba Anguissola 25/1, Milano. A due passi dalla fermata Bande nere della linea rossa. 

La vitamina D è una delle vitamina più importanti. E’ fondamentale per le ossa. Conosciamo tutti l’osteoporosi. La carenza di vitamina D è strettamente legata a questa malattia. In più negli ultimi anni le ricerche scientifiche hanno evidenziato come questa vitamina svolgerebbe molte altre funzioni. E’ importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Aiuta i nostri muscoli a funzionare in maniera corretta. Partecipa al controllo della glicemia e ci protegge dal diabete. Svolge un ruolo importante sul cuore e sul cervello.

Che cos’è la vitamina D

Quando si parla di vitamina D ci si riferisce ad un gruppo di vitamine liposolubili. Cioè di sostanze che non si sciolgono nell’acqua.
Le forme principali che costituiscono questo gruppo vitaminico sono le vitamine:

  • D1 : composto costituito in parti 1:1 di ergocalciferolo e lumisterolo
  • D2 : ergocalciferolo
  • D3 : colecalciferolo
  • D4 : diidroergocalciferolo
  • D5 : sitocalciferolo

Le due più importanti forme nella quale si trova sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e D3 (colecalciferolo).

Il colecalciferolo (D3) è sintetizzato nella cute. Mentre l’ergocalciferolo (D2) viene introdotto con i cibi. Vitamina D3 e D2 hanno all’incirca la stessa attività nell’uomo, per cui viene spesso usato il termine vitamina D per indicare entrambe le forme.

La maggior parte della vitamina D viene prodotta nella pelle. Quando il colesterolo presente nella cute viene colpito dai raggi ultravioletti da origine al colecalciferolo (vitamina D3). Solo i raggi UV di lunghezza d’onda tra 290 e 315 nm svolgono questa funzione. Alle latitudini dell’Italia, tali condizioni si verificano in primavera ed estate tra le ore 10 e le 15 “solari” (non “legali”).

L’assorbimento della vitamina D2 segue gli analoghi processi a cui le altre vitamine liposolubili sono sottoposte. Essa, infatti, viene inglobata in micelle (piccole sferette) formate da lipidi. Grazie a queste viene assorbita dall’intestino e sotto forma di chilomicroni i quali entrano nella circolazione linfatica. L’alimentazione può fornire fino al 10-20 % del fabbisogno di vitamina D.

Il viaggio della vitamina D

Sia la vitamina D formata nella pelle sia quella assorbita dall’intestino, viene depositata nel tessuto adiposo oppure nel fegato. Qui subisce una prima trasformazione. Nel fegato diventa 25-idrossicolecalciferolo, (25-OH-D, calcidiolo o calcifediolo). Il quale passa nel sangue e si lega ad una proteina trasportatrice specifica (vitamin D binding protein, DBP). Arrivata nel rene, subisce una nuova trasformazione . Diventa 1,25-diidrossicolecalciferolo (1,25-OH2-D) o calcitriolo. Questa è la forma attiva della vitamina che esplica le sue funzioni biologiche ricordate in precedenza.

Il viaggio della vitamina D
Il viaggio della vitamina D

Funzioni della vitamina D attiva

La forma attiva attiva, cioè il calcitriolo, aumenta l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo. Il riassorbimento di calcio a livello renale. Favorisce la mineralizzazione ossea. Possiamo dire che questa vitamina recupera calcio dagli alimenti e dal rene e favorisce la sua deposizione nelle ossa.

E’ coinvolta nella normale funzionalità muscolare. Fa in modo che i muscoli siano ben formati, forti e attivi. Senza di essa la massa dei muscoli si riduce (sarcopenia). I muscoli sono deboli.

Agisce sul sistema immunitario. Diversi studi suggeriscono che le malattie infettive hanno una maggiore prevalenza tra i bambini e gli anziani con carenza di vitamina D. Altri studi suggeriscono che la sua supplementazione possa essere associata a un ridotto rischio di infezioni respiratorie. Si sta studiando il suo ruolo nella prevenzione di diverse malattie causate da un anomalo funzionamento del sistema immunitario. Come asma e il diabete di tipo 1. Favorisce il controllo della glicemia nel sangue. Quindi svolge un’azione protettiva sulle malattie cardiovascolari.

Negli ultimi anni sono emerse importanti funzioni svolte dalla vitamina sul sistema nervoso centrale. Svolgerebbe un ruolo di protezione sulle strutture nervose (funzione neuroprotettiva) in relazione alle principali funzioni cognitive. In modo particolare attenzione, memoria, tono dell’umore (funzione antidepressiva).

Interviene nel processo di divisione e differenziazione cellulare. Cioè sulla replicazione e lo sviluppo delle cellule. Regolando la divisione delle cellule sembra intervenire sulla loro proliferazione, limitandola. Svolge quindi un’azione antitumorale, ancora tutta da definire. Alcuni studi hanno evidenziato una sua azione protettiva contro il rischio di cancro al colon, di cancro al seno e di tumore alla prostata.

Esposizione solare

Una adeguata esposizione alla luce solare è il principale fattore che ci protegge da una carenza di questa vitamina. Come già accennato solo i raggi UV di lunghezza d’onda tra 290 e 315 nm determinano la produzione di vitamina D nella pelle. Alle latitudini dell’Italia, tali condizioni si verificano in primavera ed estate tra le ore 10 e le 15 “solari” (non “legali”). L’efficacia della esposizione è minore se il cielo è nuvoloso o se la cute è fortemente pigmentata. Il vetro blocca i raggi UV e allo stesso modo l’impiego di filtri solari altamente protettivi (fattore di protezione 15).

Fare attività fisica all’aria aperta, anche solo delle belle camminate in primavera ed in estate non serve solo a muoversi e a socializzare. E’ necessario alla pelle per produrre una quantità adeguata di questa vitamina. Purtroppo spesso ci dimentichiamo di questo importante particolare. Spesso viviamo troppe ore della giornata al chiuso. L’insufficiente esposizione alla luce solare è uno dei principali fattori di rischio di carenza di questa vitamina.

Vitamina D ed alimenti

Anche la dieta contribuisce ad un adeguato apporto di vitamina D. Dobbiamo ricordare che pochi alimenti contengono quantità apprezzabili di questa vitamina. Un alimento particolarmente ricco è l’olio di fegato di merluzzo. Seguono i pesci grassi (come salmoni e aringhe) e il pesce azzurro (sardine, alici, sgombri, tonno). Il latte ed i suoi derivati, le uova, il fegato e le verdure verdi.
La vitamina D è presente anche nei funghi, nella soia e derivati, nel caviale e uova di pesce, nei frutti di mare (cozze, ostriche, vongole).

Anche la modalità di cottura degli alimenti può alterare il contenuto di vitamina D. Ad esempio, la frittura del pesce riduce il contenuto di vitamina D attiva di circa il 50%. Mentre la cottura al forno del pesce non ne influenza il contenuto. Alla giusta età e nella giusta quantità questi alimenti devono fare parte di una dieta equilibrata nei bambini, nell’adulto e nell’anziano.

Quanta vitamina D serve

Il fabbisogno giornaliero di vitamina D dipende molto dall’età e dalla massa corporea. Non vi è un accordo sulla quantità di vitamina D necessaria nelle varie fasi della vita. Il fabbisogno di vitamina D varia da 1.000 -1.500 UI/die (adulti sani) a 1500 -2.300 UI/die (anziani). L’alimentazione in Italia fornisce in media circa 300 UI/die. Il restante quantitativo dovrebbe essere prodotto dalla pelle in seguito ad una adeguata esposizione solare. Per adeguata esposizione solare si intende una vacanza marina all’anno e più di 20 minuti/die di vita all’aperto nel periodo estivo.

Carenza di vitamina D

Si può parlare di carenza di vitamina D, secondo le linee guida internazionali, quando le concentrazioni sieriche di 25-(OH)-D (25-idrossivitamina D) sono basse. Questo è infatti il migliore indicatore di stato della vitamina D.

Una concentrazione di 25-(OH)-D > 50 nmol/L (ossia > 20 ng/mL) è considerata normale. Mentre una concentrazione < 25 mmol/L (ossia < 10 ng/mL) descrive una condizione di importante carenza di vitamina D. Possiamo quindi parlare di una carenza di questa vitamina solo dopo un esame del sangue che evidenzi questi valori. Ovviamente è solo il vostro medico di fiducia che può, in accordo con voi, decidere di fare questa valutazione nei soggetti a rischio.

Rischio di carenza

Il principale fattore di rischio è l’età. In particolare sono a rischio di carenza di vitamina D gli estremi della nostra esistenza.

Il primo anno di vita. Infatti i lattanti vengono poco esposti alla luce del sole. Il loro livello di vitamina D dipende da quello assunto dall’alimentazione. Il latte materno contiene quantità di vitamina D insufficienti. Tutti i lattanti fino a 1 anno di età dovrebbero ricevere una supplementazione orale di 400 UI/die di vitamina D. Tale somministrazione va fatta sotto la supervisione del pediatra di fiducia.

Gli anziani sono anch’essi a rischio perché la produzione cutanea di vitamina D è meno efficace con il passare degli anni. Gli anziani a parità di esposizione solare producono il 30% in meno rispetto ai giovani. Inoltre l’anziano è meno propenso a stare all’aria aperta. Sopra i 65 anni si arriva a uno stato di carenza che sfiora il 100%.

Ovviamente non esporsi in maniera adeguata al sole è un fattore di rischio a tutte le età.

Il sovrappeso e l’obesità è un ulteriore fattore di rischio. Infatti la vitamina D è liposolubile e viene quindi accumulata nel tessuto adiposo (nel grasso). Bambini, adolescenti e adulti obesi hanno una concentrazione sierica di vitamina D, inferiore rispetto ai soggetti con peso normale. Probabilmente a causa della sequestro della vitamina da parte del tessuto adiposo in eccesso.

La pelle scura è un fattore di rischio per la carenza. Infatti richiede una maggiore esposizione al sole per produrre vitamina D. Il pigmento della pelle agisce infatti da filtro naturale. Gli afro-americani sono per questo più a rischio di carenza di vitamina D. Hanno bisogno fino a dieci volte di più di esporsi al sole per produrre la stessa quantità di vitamina rispetto a una persona dalla pelle bianca.

Le persone affette da malattie croniche, soprattutto dell’intestino, sono a rischio di carenza. Anche l’assunzione di alcuni farmaci rappresenta un fattore di rischio. In particolare i farmaci antiepilettici (fenitoina e carbamazepina) e i glucocorticoidi assunti per bocca.

Ricordiamo che le donne in gravidanza e durante l’allattamento necessitano di una supplementazione di questa vitamina.

Carenza

Le prime alterazioni, in caso di deficienza, consistono in una diminuita efficienza dell’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, con conseguente aumento dei livelli di PTH. L’iperparatiroidismo secondario mantiene livelli circolanti di calcio nel range della norma a spese di una mobilizzazione di calcio dallo scheletro. Ciò provoca una riduzione progressiva della densità ossea. Che induce nel tempo osteopenia e osteoporosi e perdita renale di fosfato. Successivamente si hanno alterazione dei processi di mineralizzazione con rachitismo (nel bambino) ed osteomalacia (nell’adulto). Debolezza muscolare e perdita della massa muscolare (sarcopenia).

Tra i sintomi più comuni in caso di deficit ci sono dolori alle ossa e debolezza muscolare, sudore alla testa e alle mani. Se ci si sente spesso stanchi, deboli. Negli adulti la carenza della vitamina D può causare la deformazione delle ossa, l’inarcamento anomale degli arti inferiori e della colonna vertebrale.

Ci si può sentire anche depressi. Con umore altalenante e tristezza immotivata. La vitamina D stimola la serotonina, l’ormone della felicità. Gli anziani possono avere disturbi alla sfera cognitiva, deficit della memoria. aumentato rischio di sviluppare le diverse forme di demenza, come la malattia di Alzheimer.

Quando assumere la vitamina D

Nei soggetti a rischio, come già accennato, va dosata la 25-idrossivitamina D. In caso di ridotti livelli insieme al vostro medico di fiducia si valuta quindi se intraprendere una supplementazione di vitamina D. Questa deve essere sempre accompagnata da un adeguato apporto di calcio.

Le linee guida raccomandano l’utilizzo preferenziale del colecalciferolo per la supplementazione. In casi particolari, come nelle condizioni caratterizzate da alterato metabolismo epatico e renale della vitamina D, la terapia può avvalersi dell’utilizzo del calcifediolo (25OHvitamina D), 1-alfacalcifediolo (1OH-vitamina D) o del calcitriolo [1,25(OH2)vitamina D].

Oggi sappiamo che dosaggi giornalieri di colecalciferolo inferiori a 800 unità internazionali sono generalmente inefficaci nella prevenzione delle fratture.

Cosa abbiamo imparato

La vitamina D è fondamentale per la salute delle ossa. Negli ultimi anni stiamo scoprendo che ha molte altre funzioni importanti per il nostro organismo. Un’adeguata esposizione solare è l’elemento più importante per evitarne una carenza.

Nel bambino dalla nascita all’anno è indicata una supplementazione quotidiana di questa vitamina. Nelle età successive vi sono gruppi a rischio che devono essere monitorati con attenzione. Soprattutto gli anziani dopo i 60 anni di età. La dieta deve essere varia ed equilibrata contenendo anche quei pochi alimenti ricchi di questa vitamina. Se passiamo molto tempo all’aria aperta soprattutto durante l’estate possiamo stare tranquilli.

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