Broncopneumopatia cronica ostruttiva arriva l’inverno

Broncopneumopatia cronica ostruttiva: vediamo cos’è

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Studio medico Anguissola, via Sofonisba Anguissola 25/1, Milano. A due passi dalla fermata Bande nere della linea rossa. 

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO o Chronic obstructive pulmonary disease, COPD) è una malattia cronica che colpisce in modo particolare i polmoni. E’ una delle malattie croniche associate all’invecchiamento. Poco conosicuta e spesso non è diagnosticata.

Quanto è diffusa

In tutto il mondo, la broncopneumopatia cronica ostruttiva colpisce 329 milioni di persone. Quasi il 5% della popolazione mondiale. Nel maggio 2014 è stata classificata come la quarta causa di morte al mondo. Essendo responsabile di oltre 3 milioni di decessi.

La broncopneumopatia cronica ostruttiva è una condizione in costante aumento negli ultimi anni sia in termini di incidenza sia di mortalità. Ci sono più casi a causa di fumo e inquinamento.

Mentre la mortalità cresce nonostante la disponibilità delle terapie perché i pazienti non sanno di avere questa malattia e non si curano nel modo adeguato. Inoltre spesso chi prende le medicine lo fa in maniera discontinua. 

Che cos’è la broncopneumopatia cronica ostruttiva

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia infiammatoria cronica dei polmoni.

La parete dei bronchi di diverse dimensioni, si infiamma e produce più muco. Nel corso del tempo l’infiammazione porta con se un malfunzionamento dei muscoli dei bronchi. Questi tendono a contrarsi di più provocando ostruzione dei bronchi stessi. Inizialmente l’ostruzione è reversibile. Cioè l’uso di un broncodilatatore riapre il bronco.

Con il passare del tempo però la parte dei bronchi infiammati va incontro ad un vero e proprio cambiamento. I bronchi da elastici si trasformano in rigidi. Si ispessiscono e l’ostruzione diventa via via sempre più irreversibile. La produzione di muco aumenta.

Soprattutto in questa fase si ripetono molto più facilmente infezioni batteriche e virali. Che danneggiano ulteriormente la parte dei bronchi.

Questo processo dura decenni. Alla fine i bronchi non sono più in grado di far arrivare ossigeno sufficiente agli alveoli. E’ qui che l’ossigeno passa nel sangue. Entriamo nella fase dell’insufficienza respiratoria. Anche alcuni alveoli vanno incontro ad un processo di distruzione chiamato enfisema.

L’insufficienza respiratoria è l’incapacità dei polmoni di assicurare una adeguata assunzione di ossigeno e di eliminare una adeguata quantità di CO2, anidride carbonica. Prima sotto sforzo o poi anche a riposo.

I fattori di rischio

Esistono diversi fattori di rischio per l’insorgenza della malattia. Alcuni individuali, altri di origine ambientale.

Tra i fattori individuali, ci sono molti geni che si ritiene possano favorire l’insorgenza della broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Ci sono poi alcune patologie respiratorie che possono favorire lo sviluppo della malattia. In particolare l’asma e le infezioni respiratorie come bronchiti, polmoniti e pleuriti. Processi che di per se danneggiano la parte dei bronchi.

Tra i fattori ambientali uno scorretto stile di vita favorisce di molto la malattia e la sua evoluzione. In modo particolare l’assenza di attività fisica regolare.

Fumo di sigaretta

Tra i fattori ambientali, numerosi studi indicano che il principale fattore di rischio per lo sviluppo della broncopneumopatia cronica ostruttiva è il fumo di sigaretta. Questo accelera e accentua il decadimento naturale della funzione respiratoria.

Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia.

Inquinamento dell’aria

Un altro fattore di rischio associato allo sviluppo della broncopneumopatia cronica ostruttiva è l’inquinamento dell’aria.

Non solo quello atmosferico causato da smog e polveri sottili, ma anche quello presente all’interno degli ambienti chiusi. Provocato dalle emissioni di stufe, apparecchi elettrici, impianti di aria condizionata.

Gioca un ruolo determinante anche l’esposizione a polveri, sostanze chimiche, vapori o fumi irritanti all’interno dell’ambiente di lavoro. Per esempio silice o cadmio.

I sintomi

Prima della diagnosi, i due sintomi principali della broncopneumopatia cronica ostruttiva sono la tosse e la dispnea (respiro difficoltoso). Spesso accompagnati dal respiro sibilante. I fischi nel polmone.

Spesso la tosse è cronica, più intensa al mattino e caratterizzata dalla produzione di muco. La dispnea compare gradualmente nell’arco di diversi anni. All’inizio si manifesta durante gli sforzi fisici. Poi anche a riposo. Nei casi più gravi può arrivare a limitare le normali attività quotidiane.

In genere, queste persone sono soggette a infezioni ripetute dell’apparato respiratorio. Queste provocano un peggioramento della sintomatologia respiratoria. Con il progredire della malattia questi episodi tendono a divenire sempre più frequenti. Si parla di riacutizzazioni.

Con il peggioramento della malattia si possono associare: senso di costrizione toracica, stanchezza, perdita di peso, sincope, fratture costali, gonfiore alle caviglie.

La BPCO è considerata più di una patologia polmonare. Poiché ha effetti sulla funzione cardiovascolare e il controllo della glicemia. Causa un aumentato rischio di cancro al polmone, di sindrome metabolica, di osteoporosi, anoressia e depressione.

La diagnosi

Il principale strumento diagnostico per la broncopneumopatia cronica ostruttiva è la spirometria. Ci permette di misurare la capacità del polmone di respirare in modo normale o alterato.

Tutti gli adulti che presentano tosse cronica, produzione di muco e dispnea da sforzo. Cioè difficoltà alla respirazione sotto sforzo fisico. Dovrebbero eseguire una spirometria.

La malattia è stata classificata in quattro diversi livelli di gravità, chiamati stadi:

0: soggetto a rischio, che presenta tosse cronica e produzione di muco. La funzionalità respiratoria risulta ancora normale alla spirometria

I: malattia lieve, caratterizzata da una leggera riduzione della capacità respiratoria

II: malattia moderata, caratterizzata da una riduzione più consistente della capacità respiratoria e da dispnea in caso di sforzo

III: malattia severa caratterizzata da una forte riduzione della capacità respiratoria oppure dai segni clinici di insufficienza respiratoria o cardiaca

Gestire la malattia

Non esiste una cura che consenta di ripristinare la funzionalità respiratoria perduta. Esiste un insieme di terapie che permettono di frenare e controllare la sua evoluzione e le sue complicanze come le infezioni.

Questo insieme di trattamenti comprendono:

  • farmaci
  • vaccinazioni
  • controllo del peso, per non affaticare il sistema respiratorio
  • fisoterapia respiratoria: esercizi specifici per tenere in attività i muscoli del respiro e le vie aeree libere dal muco
  • esercizi sia aerobi che di potenza e rafforzamento muscolare
  • supporto nutrizionale: per le forme con dimagramento e malnutrizione
  • supporto psicologico

Punto fondamentale per avviare un insieme di interventi efficaci è l’educazione del paziente. Il malato deve capire che malattia sta curando. Cosa fanno i farmaci che assume e ad assumerli nel modo corretto.

Essendo una malattia cronica che tende progressivamente a peggiorare i malati devono essere seguiti regolarmente. Fare controlli spirometrici periodici. Per poter modificare al meglio la terapia.

I farmaci

I farmaci per il trattamento della BPCO appartengono a due categorie chelli che:

  1. dilatano i bronchi
  2.  agiscono sull’infiammazione

Sono somministrati a secondo della gravità dei sintomi della malattia anche in combinazione.

I broncodilatatori, somministrati per via inalatoria, sono in grado di dilatare le vie aeree. Garantire così un maggior flusso di aria.

L’infiammazione si attenua con l’uso di cortisonici per via inalatoria. Meglio se attraverso un distanziatore.

In caso di forme gravi o acute, si possono usare cortisonici per bocca. Evitandone però l’uso prolungato a causa dei pesanti effetti collaterali.

Nel 2011 è stato introdotto anche in Italia il Roflumilast. E’ un inibitore della fosfodiesterasi 4 (PDE4). Ha un’azione antinfiammatoria. E’ indicato nelle forme medio gravi di BPCO. Si assume una volta al giorno per bocca.

Ai pazienti si raccomanda anche di vaccinarsi regolarmente contro malattie come l’influenza le infezioni da pneumococco. Che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare già fortemente compromessa.

La terapia può essere complessa da gestire. Può arrivare a mettere insieme tre diversi inalazioni al giorno. Spesso i pazienti, per lo più anziani, fanno fatica a gestirla. Perché si dimenticano di prendere le medicine o lo fanno in maniera errata. Vanificando l’effetto. La semplificazione della terapia è uno degli obiettivi della ricerca.

Ossigenoterapia

Accanto ai farmaci, esistono altre possibilità terapeutiche, come per esempio l’ossigenoterapia. Ovvero la somministrazione di ossigeno puro. Nelle fasi avanzate della BPCO. Le forme di somministrazione variano a seconda della gravità della malattia.

Una nuova terapia

Nel 2018 è stato approvato negli stati uniti un nuovo broncodilatatore per la BPCO. Si chiama revefenacina. Blocca i recettori dell’acetilcolina nelle cellule muscolari lisce e nelle ghiandole sottomucose dei bronchi. Determinando un’azione broncodilatatrice.

La revefenacina agisce velocemente ed ha un effetto duraturo. La dose raccomandata per inalazione è di 175 μg una volta al giorno. Le reazioni avverse sono state lievi e il farmaco è ben tollerato.

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